Proposta di Azione: via 8 microtasse. Meloni ascolta anche l'opposizione

La maggioranza apre all'emendamento Richetti. "Macché stampella, restiamo minoranza". Manovra tra vaglio dell'Unione europea e proteste di piazza organizzate dai sindacati

Proposta di Azione: via 8 microtasse. Meloni ascolta anche l'opposizione

Ecco la stampella? Ma no, dicono dal Terzo Polo, non scherziamo, «noi restiamo all'opposizione». Ecco l'aiutino, allora? Ma nemmeno, «è solo una proposta di buon senso». Però insomma, hai visto mai, nella grande mattanza degli emendamenti alla manovra, tra i pochi a salvarsi è guarda caso proprio quello firmato da Matteo Richetti, numero due di Azione, per l'abolizione di otto micro balzelli. L'idea pare che piaccia parecchio pure alla maggioranza, che infatti la «studierà con attenzione». Che succede? Un paio di settimane fa l'incontro a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e Carlo Calenda, poi l'offerta centrista di un pacchetto di misure su gas, impresa e sanità per «migliorare la Finanziaria», adesso il ritocchino non sgradito. Qualcuno più malizioso ha cominciato a unire i puntini con la penna.

Ma guai a chiamarlo inciucio, manina, soccorso centrista. Si tratta, assicurano gli interessati da entrambe le parti, solamente di dialettica politica. «La norma è molto semplice - spiega Luigi Marattin, Italia Viva, capogruppo in commissione bilancio - Invece di fare mille interventi da mille euro con la dote per le Camere, noi proponiamo di cancellare una serie di microtasse e offriamo questa soluzione alla maggioranza e al Parlamento, sperando che si apra una riflessione». Obbiettivo raggiunto: l'emendamento è stato ammesso e ora il centro destra «ci ragionerà sopra» con «la considerazione» dovuta.

E del resto il fisco è l'argomento di gran parte dei tremila testi giunti in questi giorni al pre esame della commissione bilancio. Dalla tregua richiesta dalla Lega per imprese e cittadini in difficoltà agli sconti che vorrebbe FdI per le bollette. Dalla decontribuzione per chi assume gli under 36 cara a Forza. Italia fino alla «verifica delle condizioni economiche» proposta da Maria Cecilia Guerra, Pd, per accedere alla rottamazione delle cartelle.

Si profila quindi una settimanella piuttosto calda. L'ultimo assalto alla diligenza è partito. Il tempo stringe, il 31 dicembre si avvicina, i sindacati vanno in piazza e l'esercizio provvisorio di bilancio è un'eventualità che tutti vogliono evitare: già l'Italia ha qualche difficoltà nell'attuare le procedure del Pnrr e nello spendere i soldi europei, ci manca solo di non riuscire a chiudere la manovra. Bruxelles, Bankitalia, Quirinale, i mercati: tutti in ansia.

Dopo la tagliola parlamentare, gli emendamenti si sono ridotti da tremila a mille. Ancora troppi. L'opposizione ne potrà presentare 250, la maggioranza duecento: 95 FdI, 55 Lega, 40 Forza Italia, 10 Noi Moderati. Gli azzurri insisteranno sui loro punti: pensioni minime a 600 euro, 8.000 di sconto per chi assume i giovani, prolungamento del superbonus edilizio, fondi per sicurezza e scuola. Fratelli d'Italia punta a sospendere il meccanismo di payback per le imprese che producono dispositivi sanitari. La Lega si impegnerà per sforbiciare l'Iva sui pellet, ora al 22 per cento.

E nei prossimi giorni arriverà il primo giudizio dell'Unione Europea sulla Finanziaria: sotto osservazione il tetto ai contanti portato a 5000 euro e l'innalzamento a 60 dell'obbligo di transazioni con il pos. Intanto tra oggi e venerdì i sindacati protesteranno contro le misure previste dalla legge di bilancio.

La Cgil ricorda le principali richieste: aumento dei salari detassando i contratti nazionali, decontribuzione al 5 per cento per chi guadagna fino a 35.000 euro, rivalutazione delle pensioni, risorse per istruzione e sanità, sostegni economici per i giovani. E imposte sugli extraprofitti per trovare i soldi per un contributo straordinario di solidarietà.

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