La protesta di Cutro era una messinscena orchestrata dai Cobas. Il caso Serracchiani

La manifestazione contro il governo animata da sinistra e collettivi di studenti. E tra i legali delle famiglie delle vittime spunta Mitja Gialuz, compagno della dem

La protesta di Cutro era una messinscena orchestrata dai Cobas. Il caso Serracchiani

Si è detto della «piazza di Cutro». Della protesta dei pelouche contro il corteo delle auto del governo arrivato per il consiglio dei ministri. Si è raccontato della manifestazione contro l'esecutivo per le morti in mare. Dell'indignazione della comunità calabrese nei confronti di Palazzo Chigi. Degli slogan «assassini», «dimissioni», a scandire le accuse sui mancati soccorsi al barcone naufragato a 150 metri dalla costa. Chi c'era in piazza? Quanta comunità e cittadinanza locale e quanto associazionismo di sigle come Cobas e Usb? Le associazioni che avevano ottenuto l'autorizzazione a manifestare. Nella piazza però poi si sono presentate poche decine di persone, il colpo d'occhio restituisce un assetto di forze dell'ordine numericamente più imponente. Poche decine di persone contrapposte ad altrettante scese con applausi a sostegno dell'esecutivo al passaggio delle auto. Unica traccia di protesta da parte degli abitanti di Cutro si scorge nelle foto di alcuni signori a reggere cartelli bianchi con la scritta «Not in my name», della quale alcuni ignoravano il significato in lingua inglese. Sicuramente ha fornito i cartelli glielo avrà spiegato e loro ne avranno condiviso il senso. L'Ansa riporta che alla protesta partecipano certamente Cobas, Usb, e il gruppo «Fabbrikando l'avvenire», costituito da ex dipendenti della Pertusola sud di Crotone, industria chiusa da anni. Ci sono anche collettivi universitari di Cosenza, oltre ad altri movimenti di lotta sindacale. «Qui si parla di cose che sono contro i migranti e non c'è niente a favore dei calabresi, nulla di sostanziale per questo territorio che è abbandonato. Si sono ricordati adesso di noi ma qui i problemi c'erano da molto prima» ha detto un attivista del movimento «La Base» e del sindacato Cobas. Il Corriere racconta di un avvocato, Maria Grazia Scola, arrivata da Crotone con un mazzo di fogli da distribuire alla gente con le scritte in italiano e in inglese «Non in mio nome». «Quel gruppo laggiù, li vede? Non hanno voluto fogli perché sono qui per dare il benvenuto alla Meloni. Sono molto arrabbiata dalla poca partecipazione della gente di Cutro alla protesta», ha detto.

La grande protesta invece è attesa per oggi, quando si riuniranno nella località del naufragio organizzazioni non governative, associazioni, sindacati: «Fermiamo la strage subito! Manifestazione nazionale a Cutro». Aderisce anche il Pd. Nel pool di avvocati che assisterà gratuitamente le famiglie delle vittime del naufragi c'è anche Mitja Gialuz, legale triestino, e patron della Barcolana, noto anche per essere il compagno della capogruppo del Pd Debora Serracchiani, che dalle pagine di Repubblica ieri si è duramente scagliata contro il governo sul naufragio: «Quella gente chiede chiarezza, non sceneggiate. Vuole sapere cosa è accaduto nella drammatica notte fra il 25 e il 26 febbraio, perché più di 70 persone sono annegate senza poter essere salvate». Con lui ci sono altri tre penalisti: «Siamo stati incaricati da numerosi familiari delle vittime del naufragio affermano in una nota di rappresentarli nei due procedimenti penali iscritti dalla Procura della Repubblica di Crotone. Il primo ha già condotto all'arresto di alcuni presunti scafisti che rispondono dei reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo quale conseguenza della violazione dolosa delle leggi sull'immigrazione.

Il secondo procedimento mira a raccogliere gli elementi per valutare se ci sono responsabilità per il mancato soccorso in mare. In entrambe le indagini forniremo il nostro attivo contributo, anche per mezzo di ricerche e investigazioni difensive, per accertare i fatti e perseguire eventuali responsabilità».

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