
Ma davvero la sinistra oggi è persa e appassionata delle mille latitudini della miseria umana?
Sembra che provi sempre a suscitare il disgusto e i suoi esponenti sembrano i nuovi poeti del male. Ma non maledetti come Baudelaire che cercava il divertimento nei paradisi artificiali ma era consapevole dei limiti della droga ed era vittima di un secolo, quello dei lumi, che aveva annegato l'anima nella materia.
Altro rispetto alla sinistra regressista e necrofila di oggi. Che vuole l'involuzione dell'umanità in qualcosa di stupido e facile da controllare.
È l'idea di chi non accetta che la vita è cadere nel fango, sporcarsi, pulirsi, rialzarsi e correre, sudare raggiungere una meta che non è mai definitiva. Non è incatenare anche gli altri per non sentirsi inferiori solo perché non si ha voglia di correre.
L'idea di chi ha scommesso tutto nella distruzione di questa civiltà perché vendere pezzi di marmo delle colonne del vivere civile è più facile che rialzarsi e tornare a combattere.
Così la sinistra abbraccia l'estetica del degrado e non combatte più l'ingiustizia, la contempla e la spettacolarizza. È la pornografia del dolore, con la miseria che invece di un problema da risolvere diventa un feticcio da ostentare. Un'idea che ha tolto la speranza ai poveri svuotando l'istruzione con la scusa di estenderla. Che ha trasformato il rancore in un mercato senza possibilità di redenzione, cavalcando le idee più ignobili, compreso l'antisemitismo che ha cementato in gran parte la protesta pro Pal. Che ha sostituito la libertà dei cittadini con la loro dipendenza e la giustizia con il giustizialismo. Una sinistra narcisista oscura che scinde l'atto da chi lo compie (giusto se compiuto da lei e sbagliato se arriva dagli altri) come si è visto per gli insulti sessisti alla Meloni.
Gli uomini davvero di sinistra oggi hanno una sola possibilità: votare a destra. Per estinguere definitivamente la classe politica che occupa indebitamente lo spazio progressista.
Ci vorrebbero anni perché questi non si rassegnerebbero mai a lasciare la poltrona e i privilegi. Organizzerebbero girotondi, gare di capriole equo solidali in zone ZTL, spaghettate e tornei di briscola antifascista. Come se bastasse celebrare il rito dell'antifascismo (ormai una seduta per evocare uno spirito che non c'è più) per convincere i cittadini a votarli quando questi hanno ormai capito e ne han le scatole piene.
Una classe politica che prima distrugge l'elettorato e la classe media e poi si suicida con politiche in cui trasforma le preferenze sessuali in identità. Con proclami squilibrati di cui non sarà chiamata a rispondere a Dio che in fondo è sempre buono e perdonerebbe tutti ma all'angelo della Storia di Paul Klee che, dovendo badare all'esistente, passa alle vie di fatto.
Una classe dirigente che
odia così tanto la libertà di parola da usarla per indurne la nausea. Con il fascismo del politically correct, tanto caro alle élite, un fascismo D.O.P. a chilometro zero e a zero emissioni, soprattutto di onde cerebrali.