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Il primo infarto non si scorda mai

Può arrivare senza sintomi o preavviso e sempre più spesso colpisce gli under 60, ma ci sono segnali da cogliere che non vanno sottovalutati. Le abitudini sane e la prevenzione sono fondamentali

Il primo infarto non si scorda mai

Arriva senza preavviso, quando uno meno se lo aspetta, quando quel cinquantenne stava mangiando, stava lavorando, stava correndo a prendere un treno, giocando a padel, discutendo con un collega o facendo l'amore con un partner, e quando fino ad un attimo prima non gli veniva nemmeno in mente, non lo sospettava, non aveva mai avvertito alcun segno premonitore, per cui quando è arrivato in tutta la sua drammaticità, quel fulmine a ciel sereno ha avuto l'effetto di uno schianto, provocando panico, incredulità sconcerto, uno spavento che non si scorderà più.

Il primo infarto del miocardio, non più considerato, come una volta, una malattia "degli anziani", sempre più spesso oggi si verifica, senza sintomi di allarme evidenti, all'inizio della maturità, negli uomini sotto i 60 anni, cioè in coloro che sono ancora attivi nella vita lavorativa, sportiva, sessuale e relazionale, che sono anche quelli tra i meno diagnosticati e i meno seguiti dal punto di vista medico e clinico.

La ricerca cardiologica internazionale ha perciò lanciato l'allarme per l'abbassamento dell'età in cui si presenta il primo infarto, sottolineando l'urgenza di cambiare regime in fatto di prevenzione cardiaca, cioè di passare da un approccio reattivo rispetto a quello classico basato sui sintomi, ad uno predittivo e personalizzato, per cercare di ridurre gli attacchi cardiaci improvvisi ed inaspettati in età fino a ieri non considerate critiche, sempre più frequenti e spesso drammatici al loro esordio. Uno studio recente pubblicato sull'European Heart Journal nel 2025 ha analizzato quasi 5 milioni di casi di primo infarto negli Stati Uniti evidenziando l'insuccesso dei meccanismi classici di prevenzione pubblicizzati e messi in atto fino ad ora in questo campo.

Le cattive abitudini infatti, come la sedentarietà, l'eccesso di cibo, il sovrappeso e il fumo, solitamente si iniziano a cambiare dopo i 60 anni, quando il fisico comincia a non rispondere più alle sollecitazioni richieste e si correggono quindi lo stile di vita e le abitudini alimentari, si abbandona la sigaretta e ci si iscrive in palestra, pur non avendo alcun fattore di rischio cardiovascolare registrato, ma è proprio nei cinque anni precedenti a questa decisione salutare che il pericolo si annida lento e silenzioso, comincia a corrodere le coronarie e a provocare il primo infarto acuto del miocardio (IMA), evento spesso improvviso che compare anche in assenza di comorbilità evidenti, come ipertensione, diabete, dislipidemia ed obesità. Purtroppo gli uomini e le donne sotto i 60 anni si considerano ancora, a torto, meno in pericolo cardiaco degli altri più avanti con l'età, sottovalutano l'importanza della prevenzione e degli stili di vita salvacuore. Eppure questi soggetti apparentemente "sani" ed asintomatici, nei mesi precedenti hanno tutti ricevuto segnali specifici dal loro cuore, sintomi silenziosi, spesso minimizzati perché non riconducibili al muscolo pulsante che sta per cedere, ma abbastanza indicativi dal punto di vista medico e clinico di un evento patologico cardiaco in evoluzione, per cui imparare ad interpretarli e comprenderli può spesso salvare la vita.

Quando sotto i 60 anni si avverte dolore, bruciore o fastidio al centro del torace sotto lo sterno, o alla bocca dello stomaco, non sempre si tratta di reflusso gastroesofageo come comunemente si è portati a credere e troppo spesso ci si auto diagnostica, assumendo farmaci antiacidi che alleviano la pirosi, perché questo disturbo è il sintomo più comune di una ischemia iniziale o in evoluzione, ed è sempre un medico il solo in grado di escludere o confermare tale sospetto.

Quando sotto i 60 anni si avverte la mancanza di fiato dopo aver salito a piedi una rampa di scale, soprattutto se accompagnata da sensazione di costrizione toracica, con difficoltà a riprendere fiato, anche se l'affanno dura uno o più minuti per poi scomparire velocemente è sempre bene eseguire un controllo cardiologico.

Quando sotto i 60 anni compare nausea ingiustificata, oppure vertigini anche lievi e transitorie, senza aver avuto alcun disturbo dell'orecchio, oppure quando si avverte una stanchezza e un affaticamento che non passano con il riposo, specialmente se persistenti per più giorni consecutivi, questi sono i classici sintomi aspecifici che in genere insorgono per attenzionare il futuro paziente almeno una settimana prima dell'infarto manifesto e vanno segnalati al medico di riferimento.

Quando sotto i 60 anni, senza essersi sottoposti a sforzi fisici e senza altra causa apparente, compare sudorazione fredda con sensazione di umidità sulla pelle, con stato di ansia conseguente, anche se lieve, senza altre criticità evidenti, oppure se tali sintomi insorgono insieme a insonnia, a risvegli notturni frequenti, con senso di oppressione al petto, è evidente che bisogna correre ad eseguire un elettrocardiogramma d'urgenza.

Quando sotto i 60 anni si nota un gonfiore ingiustificato alle caviglie o ai piedi, più o meno evidente, potrebbe trattarsi di ritenzione idrica periferica dovuta ad una sofferenza contrattile del cuore, che non riesce più a smaltire i liquidi in eccesso come di norma, per cui gli stessi ristagnano nelle parti distali e periferiche corporee per alleviare il lavoro cardiaco. Se poi tali edemi insorgono in contemporanea a palpitazioni, a battiti irregolari, o alla sensazione che comunque il cuore non pulsi in maniera regolare, tali disturbi non devono mai essere trascurati, ignorati o attribuiti a giornate faticose passate in piedi o a lunghe camminate con le scarpe strette.

Se poi, sempre prima dei 60 anni, dopo un pasto abbondante, intervengono problemi gastrointestinali che fanno pensare ad una indigestione, con bruciore di stomaco o dolore esofageo, con un corollario di sudorazione, dolori addominali ed ansia, tutto questo può essere un segnale di infarto imminente, ed è sempre consigliato sottoporsi a visita medica per escludere qualunque responsabilità cardiaca.

Naturalmente se insorgono all'improvviso i sintomi classici e noti dell'infarto, come il dolore retrosternale, o irradiato alle braccia, al collo, alla schiena o alla mascella, con formicolio e parestesie mentre si è in attività fisica sotto sforzo o peggio a riposo, l'unica cosa da fare è quella di raggiungere un centro cardiologico ospedaliero entro un'ora, un'ora e mezza dalla comparsa di sintomi, senza aspettare un miglioramento o la scomparsa del dolore anche se lieve, perché quel dolore è il sintomo principe e principale dell'istruzione coronarica in atto, che può essere ancora per breve tempo rimossa dall'intervento medico emodinamico, in modo da restituire l'ossigeno necessario al muscolo cardiaco ed evitare l'ischemia manifesta ed irreversibile, una cicatrice indelebile sul cuore che ne comprometterà per sempre la sua integrità.

Secondo la Heart Foundation questi classici sintomi non sempre sono i primi a comparire, possono insorgere insieme o singolarmente, ma il corpo, e soprattutto il cuore, in qualche modo avverte sempre con grande anticipo dell'infarto imminente, con segnali che compaiono settimane prima, come fosse una richiesta di aiuto, e riconoscerli in breve tempo, invece di confonderli, come spesso accade, con disturbi comuni, è fondamentale per salvarsi. Gli esperti sono quindi concordi nell'affermare che la maggior parte degli infarti si possono prevenire mesi prima della loro comparsa, ma evidenziano anche che dopo la paura e lo sconcerto del primo infarto, quando esso viene sempre più spesso curato e risolto, il panico svanisce, l'attenzione cala e spesso le terapie raccomandate vengono diluite nel tempo o addirittura si interrompono, senza sapere che proprio quelle cure preventive sono quelle che evitano una recidiva ischemica, sempre in agguato, perché se il primo infarto fa paura, non si dimentica e viene contrastato e superato, il secondo, inaspettato, incontrastato e crudele, quando arriva spesso uccide.

In Italia la situazione resta preoccupante: ogni giorno si registrano 600 infarti del miocardio, la metà dei quali arriva senza un evento pregresso, ed ogni anno si certificano tra i 130mila e i 150mila di nuovi casi di attacchi cardiaci, dei quali oltre 25mila portano a morte il paziente prima che arrivi in ospedale, e l' 85% di questi 25mila decessi potrebbe essere evitato.

Migliorare l'identificazione dei soggetti a rischio, sollecitare tra loro una presa di coscienza, sviluppare strumenti di screening ed ampliare l'accesso alle misure preventive rappresentano oggi la sfida cruciale per la cardiologia del futuro.

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