Pure Londra dice basta Un muro anti-migranti nella «giungla» di Calais

Lungo un chilometro e in cemento armato costerà ai contribuenti britannici 2,5 milioni

Solo l'anno scorso almeno 40mila tentativi illegali di ingresso nel Regno Unito, su un totale di 84mila, sono stati registrati dalle guardie britanniche responsabili dei controlli alla frontiera lungo la costa nord-est della Francia. Sono il doppio rispetto a dodici mesi prima. E con la Siria che non arriva a una tregua, la forte instabilità in Nord Africa e la Brexit che incombe, i numeri di chi prova disperatamente a raggiungere le coste inglesi dalla Francia si sono già impennati nel 2016: nel solo mese di giugno sono state 22mila le violazioni commesse per sfondare le difese delle strade portuali. Erano state 3mila nel mese di gennaio, appena cinque mesi prima. Ecco perché Londra ha confermato ieri per bocca del responsabile dell'Immigrazione, il viceministro Robert Goodwill, che un «nuovo grande muro» - o come lo ha già ribattezzato qualcun altro «la Grande Muraglia» - sarà costruito a Calais già a partire dai prossimi giorni. La città portuale della Francia, dove però è stato fissato il confine britannico, è diventata simbolo della crisi migratoria in Europa e sede della più grande bidonville del Paese, la «Giungla», un campo profughi improvvisato che ospita 10mila migranti in attesa che si proceda a uno sgombero definitivo.

Alto quattro metri, lungo un chilometro, il muro sarà la 46esima barriera eretta al mondo dopo quella da poco costruita dall'Ungheria al confine con la Serbia nel tentativo di fermare il flusso di migranti illegali. Sarà in cemento armato e sostituirà il filo spinato che costeggia la Rocade di Calais, la circonvallazione lungo la quale i migranti, durante i rallentamenti, tentano in maniera rocambolesca l'assalto ai mezzi e la partenza per il Regno Unito. I lavori - ha precisato il sottosegretario Goodwill al Comitato Affari Interni della Camera dei Comuni di Londra - cominceranno a giorni. La spesa ammonta a circa due milioni e mezzo di euro, a carico della Gran Bretagna, ma fa parte di un pacchetto di investimenti di circa 20 milioni di euro per la messa in sicurezza del porto effettuato in collaborazione con i francesi. Sull'immigrazione il governo inglese di Theresa May nato dopo il terremoto Brexit si gioca gran parte della propria credibilità. Gli elettori si aspettano una netta riduzione degli ingressi nonostante il sottosegretario Goodwin abbia ammesso che si tratta di «una grande sfida».

«Abbiamo anche investito su un luogo che possa garantire ad almeno duecento camion a Calais di sostare in sicurezza» ha spiegato ancora il viceministro inglese. Perché al danno, qualche volta si aggiunge la beffa. E l'esasperazione dei camionisti britannici è alle stelle visto che dal 2004 sono state introdotte multe salatissime, fino ai 2.300 euro, per i conducenti e i datori di lavoro scoperti a trasportare immigrati illegali, anche a loro insaputa, una circostanza per nulla remota considerata la caparbietà con cui i migranti tentano di arrivare al porto inglese di Dover.

Esasperazione bilaterale, visto che lunedì a bloccare l'ingresso al tunnel della Manica, insieme a centinaia di agricoltori e commercianti, c'erano anche decine di camionisti francesi che chiedevano la demolizione di «The Jungle», il campo migranti diventato simbolo e incubo della città e anche dei tir francesi, che temono di investire i clandestini durante i loro assalti ai mezzi pesanti o di subire aggressioni.

Ma anche sul muro non mancano le polemiche. L'opera a carico dei contribuenti inglesi viene considerata da molti uno spreco di denaro pubblico che avrebbe potuto essere investito meglio per garantire la messa in sicurezza di altre strade di avvicinamento al porto, secondo la Road Haulage Association.

Alcune associazioni per i diritti umani sono invece convinte che basterà poco ai migranti per trovare vie alternative, magari più pericolose per raggiungere gli stessi obiettivi. «E per di più ora si alzeranno le tariffe dei trafficanti».

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