Putin, caos patate: "Poche e carissime". E Kiev: "Pace solo dopo di lui"

L'economia di guerra colpisce i prezzi. Negoziato fragile, Istanbul a rischio. E la Nato si prepara

Putin, caos patate: "Poche e carissime". E Kiev: "Pace solo dopo di lui"
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Dalle bombe alle patate, per la Russia è sempre guerra. Se quella vera, sul campo, è in fase di stallo e i negoziati continuano ad avere basi fragilissime tra accuse e risposte, quella dei prezzi è esplosa sulla società civile di Mosca. Uno dei prodotti più importanti per la cucina russa infatti sta diventando introvabile e i prezzi sono saliti alle stelle. È l'effetto dell'economia di guerra (su cui la società russa si basa ormai da tre anni) sull'economia reale con un'inflazione fuori controllo e gravi problemi di importazioni. Il guaio è serio, al punto da costringere Vladimir Putin ad ammettere che «abbiamo scoperto di non avere abbastanza patate».

Se finora lo Zar aveva potuto contare sul relativo «silenzio» della società civile delle grandi città, turbata solo dal rischio di arruolamenti di massa, il caso prezzi provoca non poco malumore. I prezzi della patate nell'ultimo anno sono quasi raddoppiati arrivando anche a cento rubli al kg (poco più di un euro) che per gli stipendi russi è un'enormità. Non solo, con le sanzioni che colpiscono duro, nonostante i propagandisti dicano il contrario, l'unico paese che importa patate in Russia è la Bielorussia che però ha già mandato buona parte del suo raccolto, particolarmente scarso quest'anno, ed ora ha lo stesso problema di scarsa materia prima e prezzi altissimi. Un problema in più per la Russia e un inaspettato fronte interno di «guerra» che si somma a quello relativo al conflitto vero e proprio.

Putin continua a prendere tempo sulle trattative nonostante formalmente abbia aperto al tavolo del 2 giugno a Istanbul ma Mosca continua a non inviare il memorandum negoziale invece fornito da Kiev. Il portavoce del Cremlino Peskov, da prassi, se la prende con l'Ucraina. «La richiesta di consegnare il memorandum con le proposte russe prima del nuovo incontro a Istanbul non è costruttiva», ha detto mentre il ministero degli Esteri ucraino accusa: «Il ritardo è perché il documento è pieno di ultimatum, vogliono che il prossimo incontro sia vuoto». Caustico il presidente Zelensky: «Avremo una pace giusta, ma probabilmente solo dopo Putin», ha detto, tornando a invocare un cessate il fuoco immediato. Il presidente turco Erdogan continua a rilanciare il dialogo e invita le parti «a non chiudere la porta finché rimane aperta», nel tentativo di forzare la trattativa ma anche di ritagliarsi un ruolo chiave.

Ma il dialogo resta complicatissimo e lo scontro dialettico non accenna ad abbassare i toni. «L'Occidente continua ad aumentare le esercitazioni militari provocatorie a terra e in mare vicino ai confini della Russia», ha detto il ministro degli Esteri russo Lavrov, accusando l'Europa di «militarizzare sistematicamente il regime di Kiev» e di aver «vietato di fare la pace nei termini di un ritorno allo status di neutralità, non allineamento e assenza di nucleare», proseguendo nella narrazione tanto cara al Cremlino che arriva, tra l'altro, a pochi giorni dalla maxi-esercitazione di Mosca nel Baltico. Mentre Germania e Regno Unito hanno convocato il Gruppo di Contatto per la Difesa dell'Ucraina nel formato Ramstein per il 4 giugno, Reuters e Bloomberg lanciano una nuova indiscrezione.

L'Alleanza atlantica infatti avrebbe chiesto alla Germania di contribuire con circa 40mila soldati, per rafforzare la difesa collettiva contro la Russia nei Paesi di confine. Ennesima dimostrazione di come l'Occidente non si fidi della Russia e dalla sua sbandierata, solo a parola, voglia di pace.

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