
Vladimir Putin e Xi Jinping sono stati al centro della scena durante la parata del Giorno della Vittoria tenutasi ieri a Mosca, sempre assieme, scambiandosi sguardi e commenti d'intesa. La commemorazione dell'80° anniversario del trionfo delle truppe sovietiche sulla Germania nazista è stata trasformata dallo zar in uno show per mostrare ai suoi detrattori che la Russia è tutt'altro che isolata. In realtà sono quattro anni che Putin vorrebbe tramutare il 9 maggio nella festa del trionfo sull'Ucraina, ma l'operazione speciale è diventato un pasticcio dai costi esorbitanti, e la recente richiesta ai generali di chiudere la partita nel Dnipropetrovsk non è andata a buon fine.
Le forze armate russe hanno marciato nella Piazza Rossa alla presenza tra l'altro del presidente venezuelano Maduro, di quello brasiliano Lula, del serbo Vucic, del bosniaco Dodik, e del premier slovacco Robert Fico. Ovviamente non poteva mancare alla parata il «cane da guardia» Lukashenko, che più volte ha minacciato di invadere l'Ucraina da nord.
Il conflitto con Kiev ha avuto una parte dominante nel discorso di Putin, durato solo 10 minuti, segno evidente di un momento di difficoltà al di là della retorica, in cui ha affermato come «tutta» la Russia sostenga l'offensiva. «L'intero Paese, la società, il popolo appoggiano i partecipanti all'operazione speciale. Siamo orgogliosi del loro coraggio e della loro determinazione, della forza d'animo che ci ha sempre regalato solo la vittoria». La Russia, ha aggiunto, «apprezza profondamente il contributo» dei «soldati degli eserciti alleati, dei membri della Resistenza, del coraggioso popolo cinese e di tutti coloro che hanno combattuto in nome di un futuro di pace». E ha concluso, con uno slancio propagandistico, ribadendo che «la Russia è stata e sarà un ostacolo invalicabile al nazismo, alla russofobia e all'antisemitismo e combatterà contro le atrocità commesse dai seguaci di queste convinzioni aggressive e distruttive. La verità e la giustizia sono dalla nostra parte». Tra le righe si legge in maniera evidente un attacco a quell'Occidente che a colpi di sanzioni tenta di indebolire la tenuta economica del Paese, e che proprio ieri ha deciso di stanziare 1 miliardo di euro, finanziato dagli interessi generati dai beni russi congelati in Ue, per l'industria della difesa ucraina.
Sulla narrazione di Putin era intervenuto il presidente tedesco Steimeier, ricordando che «l'invasione Ucraina non ha nulla in comune con la lotta contro la tirannia nazista». Ieri l'Alta rappresentante Ue Kallas ha criticato Fico, unico leader europeo a partecipare alle celebrazioni. «Tutti coloro che sostengono la libertà e i valori europei dovrebbero essere in Ucraina, non a Mosca», dice da Leopoli dove si trovava per presentare il tribunale (che potrebbe essere ospitato dai Paesi Bassi) per i crimini di guerra. Gli fa eco il premier polacco Tusk: «Applaudire Putin dovrebbe essere motivo di vergogna». E Fico replica a Kallas: «Che autorità hai tu per criticarmi?». Per oggi atteso un vertice dei «volenterosi» con Zelensky in videoconferenza. Tra i partecipanti alla parata c'erano soldati impegnati nella guerra ucraina, militari provenienti da 13 paesi stranieri e una rappresentanza di truppe nordcoreane che hanno combattuto nel Kursk.
Ironia della sorte, sulla Piazza Rossa hanno sfilato camion con a bordo gli aerei senza pilota da ricognizione Orlan, droni Lancet e di fabbricazione iraniana Geran, velivoli kamikaze che la Russia ha utilizzato per generare morte e orrore tra i civili ucraini.
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