È bastata una sequenza insistente di colpi di tosse e raschiature di gola durante il suo discorso di Capodanno, abbinata a dichiarazioni di fonte intelligence danese secondo cui Vladimir Putin sarà probabilmente costretto entro il 2023 a lasciare il potere, per riaprire ancora una volta il tema dei presunti seri problemi di salute del presidente russo. Tema inevitabilmente collegato con le ricorrenti rivelazioni sulla natura dei suoi malanni, (cancro e Parkinson) che alcuni «esperti» assicurano (a distanza) che lo condurranno presto a morte certa.
Solo nelle scorse settimane, l'allarme sulla salute di Putin, che ha 70 anni, era stato sollevato da fonti apparentemente affidabili almeno tre volte: il 22 novembre era circolata l'immagine di una sua mano che sembrava portare i segni di un impianto intravenoso, verosimilmente usato per iniettargli farmaci; il 4 dicembre, sul canale Telegram «Generale Svr», gestito da una ex spia russa, era stata diffusa la notizia di una sua brutta caduta dalle scale nella residenza presidenziale; quattro giorni fa, l'analista politico russo Valery Solovey, citato dal New York Post, aveva affermato che Putin viene mantenuto in condizioni accettabili da un'efficace cura a base di medicinali anticancro occidentali, ma che secondo i suoi medici curanti le prospettive di sopravvivenza non sono incoraggianti. Da ultimo, le affermazioni dell'intelligence danese secondo cui il presidente russo non reggerà in sella oltre il corrente 2023.
Notizie difficili da confermare sulle malattie del dittatore inseguono da tempo Putin e la maniacale segretezza imposta sull'argomento riporta alla memoria i «cremlinologi» che in epoca sovietica si affannavano a interpretare i «raffreddori» dei vari Brezhnev, Andropov e Cernienko. Già da prima dell'inizio della guerra circolavano voci insistenti su una grave malattia che entro il gennaio dello scorso anno avrebbe dovuto costringere Putin alle dimissioni. Nulla del genere è accaduto, come sappiamo, anche se poi l'innaturale gonfiore del volto del presidente per alcuni mesi è parso dare conferma di una pesante cura in corso a base di cortisone.
In dicembre, però, la situazione si sarebbe aggravata. E non sarebbe stata solo la paura di confrontarsi in diretta con il pubblico russo sulla guerra in Ucraina a far decidere Putin di cancellare la tradizionale conferenza stampa fiume di fine anno: sarebbero stati anche i medici a persuaderlo a limitare gli impegni. Sempre secondo «Generale Svr», il leader del Cremlino soffrirebbe di facili affaticamenti, di improvvisi giramenti di testa e cefalee, e subirebbe perfino annebbiamenti di coscienza. A tutto questo si aggiunge il prezzo da pagare alla costante estrema tensione dovuta alla guerra, che Putin supervisiona di persona.
Così, solo nell'ultima settimana, il dittatore ha cancellato, oltre alla già citata conferenza stampa, una visita alla città di Pskov (accampando inesistenti cattive condizioni meteo per il volo), una alla più grande fabbrica di carri armati a Nizhny Tagil negli Urali e non si è presentato all'incontro di fine anno con i suoi ministri.
Soprattutto, a conferma di incerte condizioni fisiche, ha rinunciato a un evento cui notoriamente tiene moltissimo: la partita di hockey di fine anno. «Generale Svr» si spinge a sostenere che Putin si faccia talvolta sostituire da sosia: lo avrebbe fatto un mese fa in occasione della visita al ponte che unisce la Crimea alla Russia.
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