Leggi il settimanale

Quando il cronista "spione" di Repubblica registrò il suo collega per farlo condannare

Secondo le indagini di Roma sul caso Striano, la Finanza si servì di Foschini per scoprire la talpa. Il precedente Viviano

Quando il cronista "spione" di Repubblica registrò il suo collega per farlo condannare
00:00 00:00

Tu chiamale, se vuoi... coincidenze. Nel giorno dello sciopero per il rinnovo del contratto il cronista di Repubblica Giuliano Foschini, che farebbe lo 007 per la Guardia di Finanza, a caccia delle fonti degli altri giornali, ha vinto il premio Paolo Graldi per il "Giornalismo d'Inchiesta". Chapeau. L'inerzia dell'Ordine su un inviato di un autorevole giornale nazionale che avrebbe fatto da delatore per conto di un generale è il segno di una nobile professione in estinzione. Foschini ha un precedente non da poco: la sua amicizia con il segugio d'antan Francesco Viviano qualche anno fa finì per colpa di uno scoop sull'odiato Silvio Berlusconi che, intercettato a Trani, voleva chiudere Annozero di Michele Santoro. Mai parlare al telefono: Foschini chiamò il collega, registrandolo a sua insaputa mentre ammetteva di aver preso (e fotocopiato di nascosto) le carte coperte da segreto destinare al Gip per l'ok all'uso dei brogliacci, si fece sequestrare il telefonino con dentro la prova della sua innocenza, ben consigliato dal legale e amico Francesco Paolo Sisto (di Forza Italia) e Viviano si beccò un anno e due mesi. Da allora non si parlano, figurarsi al telefonino, a Repubblica dovrebbero fare i corsi dell'Ordine sulla deontologia.

Difficile sapere come abbia fatto Foschini a risalire a Pasquale Striano e Antonio Laudati come talpe alla Dna. Il pm antimafia presto a processo a Roma per le Sos regalate al Domani è pugliese come il cronista di Repubblica e come Massimo D'Alema, quello dello scossone via Patrizia D'Addario su Berlusconi (sempre lui) nel 2009, quando a Bari c'era appunto Laudati. Altra coincidenza, Baffino venne "aiutato" da Foschini a replicare allo scoop della Verità sulle armi da vendere alla Colombia, ricordava ieri Giacomo Amadori. A noi piace ricordare il D'Alema grande sponsor della Cina e delle mascherine farlocche in pandemia, strapagate con commesse milionarie a un pugno di fortunati intermediari. Almeno uno era "suo": parliamo del povero Mario Benotti, giornalista Rai vicino al Vaticano che riuscì a infilarsi in una commessa già decisa, come scoprirono i carabinieri intercettando uno studio legale. Un fornitore di Invitalia - il dominus era il commissario all'Emergenza Covid Domenico Arcuri, altro dalemiano - venne accantonato per far un favore al "cicciotto giornalista" Benotti su intercessione di D'Alema. Ma che c'entra Foschini? Nei giorni scorsi nella tanto bistrattata commissione Covid l'intervento del maggiore Gdf Eugenio Marmorale sulle mascherine di Arcuri ha fatto perdere la pazienza a un altro pugliese doc come Francesco Boccia, che ha fortemente criticato l'ufficiale e le sue indagini sulle mascherine. Marmorale è quello che ha preso il posto di Striano all'Ufficio analisi della Valutaria Gdf, ma questa è un'altra coincidenza.

Come è una coincidenza il pezzo di Foschini su Repubblica di qualche giorno dopo l'audizione, contro il fornitore di mascherine JcElectonics ("Ha finanziaro Fdi nel 2019" la grave colpa) che si è fatto dare 203 milioni dal tribunale di Roma proprio perché Arcuri gli stracciò il contratto. Coincidenze.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica