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Quando i 5 Stelle inveivano contro le "schifezze" dei Renzi

Il "garante" Beppe guidò la campagna moralizzatrice verso il padre dell'ex premier indagato per lo stesso reato

Quando i 5 Stelle inveivano contro le "schifezze" dei Renzi

A urlare troppo contro il nemico si rischia prima o poi di rimanere afoni. E attoniti. A guardare davanti a uno specchio i peccati che si imputavano ad altri e che ora sono diventati i propri. C'è chi la chiama nemesi, chi doppia morale, chi ancora legge del contrappasso. Ma per Beppe Grillo e il M5s altro non è che l'ennesimo paradosso della loro storia di alti e bassi. Volevano moralizzare i politici, alla fine sono diventati loro stessi politici da moralizzare. Se i Cinque Stelle di ieri vedessero i Cinque Stelle di oggi probabilmente li chiamerebbero casta e gli sventolerebbero sotto il naso le manette.

Un esempio su tutti è quello che è successo nel 2017 quando venne fuori la notizia dell'apertura di una indagine nei confronti di Tiziano, padre di Matteo Renzi, per concorso in traffico di influenze nell'inchiesta Consip. Toh, lo stesso reato per il quale oggi il leader pentastellato va verso il processo. Quando si dice la coincidenza. Sei anni fa però c'era un nemico da contrastare, il M5s era all'opposizione e partì quindi una crociata contro il padre dell'allora segretario Pd. «Renzi si comporta come l'ultimo cucciolo di alien, quello bianco (mezzo uomo e mezzo alien) nasce e si mangia la madre. Così come il menomato morale dice: per mio padre doppia condanna, lo esclama così... con l'intensità morale di un'ordinazione al bar del circolo dei compagni di merende. Sono prime pagine che non si possono leggere le uniche cose comprensibili sono schifezze», insultava Grillo. Che poi sul suo blog aggiungeva: «L'unica notizia è che il rottamatore riuscirà, forse, solo a rottamare il padre. (...) Ad ogni epoca il suo Pacciani, ed i suoi compagni di merende». Il tutto naturalmente alla faccia del garantismo. Addirittura poche ore dopo la notizia dell'indagine, l'allora vice presidente della Camera Luigi Di Maio brandiva la forca lanciando l'hastag #RenziSapeva? e commentando: «Padre di Renzi e suo braccio destro Lotti indagati in inchiesta Consip. Renzi era a conoscenza del traffico di informazioni?».Come se non bastasse, Di Maio poi si esibiva in una esaltazione delle differenze tra il M5s e gli altri. «Noi chiediamo dimissioni non per gli avvisi di garanzia sentenziava in diretta su Corrieretv - ma per il modo di intendere la politica».

In un post su Facebook il 2 marzo 2017 Giulia Grillo scriveva: «Quando la bomba atomica Consip esploderà sui partiti, non ci sarà riparo per nessuno. Oggi più che mai c'è bisogno di onestà nelle istituzioni. Non è accettabile che il più alto livello della politica sia corrotto mentre la povertà dilaga, la disoccupazione aumenta e le imprese chiudono».

Le faceva eco l'allora sbraitante Alessandro Di Battista che il 25 febbraio 2017 in un post sul blog delle Stelle vergava: «Aspetteremo di conoscere quale è stato il ruolo di babbo Renzi in questa situazione piuttosto torbida». E poi quasi sobillava la folla digitale: «Vi chiedo una cosa e vi faccio una domanda: ma se questo caso così grave avesse riguardato il Movimento 5 Stelle, mio padre, il padre di Luigi Di Maio, o qualche nostro amico, quanto e come se ne sarebbe parlato?».

Ecco forse questa domanda ora dovrebbe andrebbe rivolta a Beppe Grillo.

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