In realtà Roma ormai la conoscono solo i turisti, i romani al massimo sanno che al Colosseo c'erano i leoni che mangiavano i cristiani. Almeno per me, quando ci venni per la prima volta da bambino, il Colosseo era il mitico posto dove Bruce Lee aveva combattuto contro Chuck Norris.
Sarà per questo che se penso ai luoghi più poetici di Roma mi viene in mente Cinecittà, quella vecchia sulla Tuscolana, non la nuova. Con la testa di Venusia che sprofonda nella terra, più struggente dell'altra che emerge dalle acque di Cinecittà World, come se poi fossimo a Hollywood, ma cosa vogliono far emergere. E poi grandi lagne perché «Cinecittà chiude», era forse aperta?
Tom Cruise arriva a Roma e dice che la città gli piace perché gli ricorda le location di tanti film. Mica scemo, io lo trovo fantastico. In fondo anche per me il Pantheon è lo scenario della cena de Il Ventre dell'Architetto di Peter Greenaway, e vicino al Vaticano ci sarà il posto dove proprio Tom ha girato Mission Impossible 3.
Fontana di Trevi è in restauro e la lascerei così, con tralicci e ponti e la passerella sospesa, mi sembra più moderna, più finta quindi più vera, pare Las Vegas. Non c'è l'acqua ma i turisti ci tirano le monetine lo stesso, lanciandole oltre la recinzione, e il Comune ogni sera le raccatta e le dà ai poveri, cioè a se stesso. Piuttosto Totò l'aveva venduta a un turista americano, e quando mi capita di passarci cerco la pietra esatta calcata dal principe.
Tanto Roma è la città eterna, sebbene non ci sia più Alberto Sordi e neppure Remigio, il professore pazzo che faceva le boccacce alle macchine, e attraversando Via Veneto mi faccio un'altra eterna domanda: sarà mai esistita la Dolcevita ? I soldi non ci sono, il Pil scende, la disoccupazione aumenta, i quartieri si riempiono di cinesi, e in ogni caso Via Veneto è sempre lì, come il Tevere, con più o meno gli stessi caffè, talvolta perfino gli stessi camerieri, invecchiati nelle livree bianche con i bottoni dorati.
Al posto di Mastroianni si può cercare Tony Servillo, e La Grande Bellezza si è meritato l'Oscar, con Sorrentino che è partito citando Céline e è finito con un finale consolatorio
alla Baricco, tanto ma che ce frega che ce importa se l'oste al vino ci ha messo l'acqua, lì pure l'acqua santa. Vedi Napoli e poi muori, vedi Roma e al massimo ti siedi al Caffè Strega e ordini un Martini: è la Dolcecrisi .
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