Quattro missili su Leopoli: un bambino tra le vittime. "Distrutte armi dagli Usa"

Anche un bambino è stato ucciso ieri dai missili caduti su Leopoli, città vicino al confine polacco finora per lo più risparmiata dalle ostilità

Quattro missili su Leopoli: un bambino tra le vittime. "Distrutte armi dagli Usa"

Anche un bambino è stato ucciso ieri dai missili caduti su Leopoli, città vicino al confine polacco finora per lo più risparmiata dalle ostilità. Ora che l'offensiva russa è ripresa in tutto il Paese, ieri l'allarme antiaereo è suonato a lungo anche qui e quattro razzi hanno fatto strage di civili. Molte persone erano in strada e ci sono stati almeno sette morti tra la popolazione, oltre a undici feriti, tre dei quali in condizioni critiche. Il governatore della regione, Makysm Kozytskyi, ha invitato i cittadini a restare nei rifugi. È stata colpita la stazione ferrovia, la principale via d'uscita dal Paese per i profughi ma anche uno degli accessi ai rifornimenti. Uno degli obiettivi era proprio quello di ostacolare l'invio di armi alle forze di Kiev. Obiettivo centrato se è vero, come ha fatto sapere Mosca, che durante il raid su Leopoli è stato distrutto un deposito di armi inviate da Usa ed Europa agli ucraini. Il direttore delle ferrovie, Oleksandr Kamyshin, ha spiegato che l'attacco non ha causato vittime tra i dipendenti e tra i passeggeri. I treni si sono bloccati, ma poi la circolazione è ripresa. Gli altri tre razzi, sparati pare da aerei in arrivo dal Mar Caspio, hanno colpito dei magazzini, un'auto e una stazione di servizio. Una delle esplosioni ha rotto le finestre di un hotel che ospitava ucraini evacuati da altre parti del Paese. E solo per miracolo non ci sono state vittime in un orfanotrofio. Un'area dell'istituto è stata colpita da una scheggia di un missile, ma nessuno dei piccoli è stato colpito. «I bambini sono tutti salvi. I danni all'orfanotrofio sono minimi», rassicura il capo dei servizi per i minori della città, Volodymyr Lys.

«Qui a Leopoli - spiega don Taras Zheplinskyi, del dipartimento di comunicazione della Chiesa greco-cattolica ucraina - tanti non avevano ancora sperimentato direttamente gli effetti della guerra. Gli attacchi si sono sentiti: le finestre delle case si sono rotte e anche decine di macchine sono state colpite. Finora era una città abbastanza pacifica, anche perché accoglie i rifugiati. Ora si ha paura, non sappiamo cosa aspettarci». «Sembrava un terremoto», «le porte di casa hanno tremato nonostante abitiamo a distanza di dieci chilometri dall'esplosione», i racconti di alcuni testimoni raccolti dalla Bbc dopo il lancio dei missili. «Siamo in ansia, abbiamo il vuoto dentro.

Perché noi? Non capiamo a cosa serva tutto questo», dice una donna, Myroslava, raccontando che si trovava nelle vicinanza al momento dell'attacco. Dopo il raid il sindaco della città, Andriy Sadovyi, ha accusato il Cremlino di «genocidio»: «È un'azione deliberata dell'aggressore per uccidere civili pacifici».

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