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Quegli errori da "pivelli" che imbarazzano il M5S

Dalla email che Di Maio non ha capito al tweet postato per errore, fino alla email anonima a Pizzarotti: così le ingenuità dei "guru della Rete" pesano sul M5S

Quegli errori da "pivelli" che imbarazzano il M5S

Sono l'espressione della democrazia partecipata, della tanto abusata espressione "il popolo della rete", "l'élite" dei nuovi media, coloro che dovrebbero padroneggiare meglio di chiunque altro nuove tecnologie e mondo digitatale. Forse non sono cresciuti a pane e bit (non tutti avranno competenze informatiche specifiche), ma di certo con merende a base di social network e blog.

Eppure in questi giorni i Cinque Stelle hanno stupito tutti. Non solo per il caos scoppiato a Roma, tra lotte interne alle varie anime del movimento, dimissioni e assessori indagati. Ma anche per gli errori e le ingenuità commessi come se fossero dei "pivelli digitali" qualsiasi.

La bufera del Campidoglio sta facendo emergere una situazione inaspettata, fatta di sms, di chiacchiere a voce alta nei ristoranti - dove chiunque può sentire cosa viene detto - di comunicazioni via email che finiscono chissà dove o vengono lette frettolosamente. Con Luigi Di Maio che prima sostiene di non averla ricevuta, poi di non averla capita, infine costretto a correggere il tiro per salvare la faccia e a cospargersi il capo di cenere pubblicamente. "Scusate, l'ho sottovalutata", ha detto ieri sera dal palco di Nettuno, "Pensavo venisse da un esposto di uno del Pd e non l'ho detto ai colleghi del direttorio".

Eppure la mail - stando al testo riportato dai giornali - era chiara: "Da fonti giornalistiche ci pervengono notizie circa l'imminente notifica di un avviso di garanzia all'assessore", scriveva il 5 agosto Paola Taverna sottolineando tra l'altro che secondo un visura la Muraro risultava effettivamente già indagata.

Poi è arrivata un'altra notizia ai limiti del surreale: ieri Beppe Grillo è corso nel Lazio per incontrare il direttorio e studiare una strategia per uscire dall'impasse. Al vertice non ha partecipato Virginia Raggi. Come mai, visto che la questione riguarda prima di tutto lei e la sua giunta? I due si sono sentiti per telefono e hanno discusso del caso Muraro, assicuravano le agenzie citando fonti del Campidoglio. Poi oggi un tweet confonde le acque: "Anche la notizia di una telefonata di ieri di Beppe Grillo a Virginia Raggi, riportata oggi da alcuni giornali, è completamente destituita di fondamento". Infine la controsmentita: la telefonata c'è stata, ma era stato rilanciato per errore un post di Grillo dello scorso 4 agosto.

E come dimenticare l'affaire Pizzarotti? Allora era stata una mail anonima firmata genericamente "Lo staff di Beppe Grillo" a far scatenare le ire del sindaco di Parma, che non aveva voluto inviare le carte delle indagini su di lui attraverso un sistema così poco controllato e che per questo era stato sospeso.

Piccoli errori, se non ingenuità, che certo non possono screditare un partito.

Ma che sorprendono se vengono commessi da chi fa della rete il proprio ambiente, di chi pensa con un computer e una connessione internet di rendere il mondo migliore.

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