A quei dottori più meritocrazia e meno retorica

Siamo un popolo di eroi... Purtroppo, bisogna aggiungere. Eroi che vengono tirati in ballo quando le cose si mettono male o quando bisogna affrontare un'emergenza come quella che stiamo vivendo perché non si ha un piano e si naviga a vista

A quei dottori più meritocrazia e meno retorica

Siamo un popolo di eroi... Purtroppo, bisogna aggiungere. Eroi che vengono tirati in ballo quando le cose si mettono male o quando bisogna affrontare un'emergenza come quella che stiamo vivendo perché non si ha un piano e si naviga a vista. E allora ci mettiamo nelle loro mani. Speriamo nella buona stella, che passi la nottata, che tutto «andrà bene». Speriamo che la tenacia, la coscienza, l'abnegazione di chi in questo momento è in prima linea ponga rimedio a tutte le «magagne» e ci cavi fuori dai guai. E invece no. Sarebbe ora che medici e infermieri venissero chiamati solo così: medici, infermieri, primari, rianimatori, anestesisti. Punto. Non una parola in più, nient'altro da aggiungere. Rispettati e riconosciuti per il loro lavoro e per la loro fatica, pagati il giusto per tutte ore che passano nei reparti, promossi per aver fatto come andava fatto il proprio lavoro. Oppure no, se non meritano.

Perché così funziona in un Paese organizzato che per affrontare una emergenza si è attrezzato, ha investito nelle strutture e nella formazione del suo «esercito», si è dotato di armi e munizioni e ha preparato un piano per venirne a capo. E allora quando qualcuno viene chiamato a fare molto di più di ciò che deve fare perché la situazione è straordinaria deve essere ricompensato non con la gloria ma con la moneta con cui si ricompensa chi lavora bene e cioè con soldi e carriera. Il resto sono chiacchiere, sono medaglie che finiscono nei cassetti. Soprattutto dalle nostre parti dove l'aria fa presto a cambiare. E ben lo sanno molti dei dottori che fino a qualche mese fa venivano chiamati eroi e in questi giorni vengono affrontati a muso duro da chi non ha più voglia di scendere a patti con un virus che sta cambiando la vita di tutti. Lo sanno bene i medici dell'ospedale Sacco a Milano che poche settimane fa hanno visto sfregiato il murales disegnato in loro onore solo pochi mesi fa. Lo sanno molti degli infermieri aggrediti nelle corsie solo per aver chiesto a un paziente di rispettare le distanze o di mettersi una mascherina. Lo sanno tutti. Archiviata l'emergenza, gli eroi come sempre finiranno in coda, dimenticati se va bene, travolti da polemiche e cause che in molti casi li porteranno dritti in tribunale.

Gli eroi nella storia sono sempre stati un anello di congiunzione tra gli dei e il popolo, semidei, padri comuni, spesso martiri. Cavalieri senza paura e senza macchia capaci da soli di lottare contro tutti e tutto e sconfiggere il Male. Ed è proprio ciò di cui oggi negli ospedali del nostro Paese non c'è bisogno.

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