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Quei finanziamenti alla Casaleggio che spingono la lotta al contante dei 5 Stelle

La società ha incassato donazioni da due colossi del pagamento digitale

Quei finanziamenti alla Casaleggio che spingono la lotta al contante dei 5 Stelle

Maledetto contante! Criptovalute e dunque bitcoin. Ma poi è arrivata Libra, moneta di Facebook, che Davide Casaleggio ha subito salutato come una bellissima notizia, anzi, per dirla con sue parole, «una buona mossa». Nel mondo, secondo il «governatore» del M5s, bisogna avere immaginazione perché, come ha scritto in un articolo sul Corriere della Sera, «se immaginiamo che entro trent'anni il contante sarà sostituito dalla blockchain, le uniche vie percorribili sono Libra o una delle valute convertire in criptovalute». Coincidenza, convergenza? Il fatto sicuro è che il nuovo governo ha tra le sue missioni quella di tassare, limitare il contante, impedirne al minimo il suo utilizzo. A sostituirlo, per il momento, non ancora cripto-euro, ma le carte di credito e per scoraggiare chi si ostina a prelevarlo in qualche sportello ecco l'idea di una commissione del due per cento. Del resto, e lo scrive sempre Casaleggio, non c'è dubbio: «Non useremo più contanti per pagare il caffè».

Ma che male gli hanno fatto le banconote? Non lo hanno sponsorizzato come hanno fatto le multinazionali del credito e le Poste italiane. Era l'aprile dell'anno scorso quando, in un articolo degli scrupolosi Stefano Feltri e Carlo Tecce del Fatto Quotidiano, si dava conto dei liberi contributi che la Casaleggio Associati aveva incassato. L'occasione era la presentazione, a Milano, del tredicesimo studio sull'e-commerce, materia che poi sarebbe (ripete Casaleggio) il suo solo business e a causa della sua passione politica (sia chiaro da «libero attivista del M5s») pure in perdita. A correre all'evento, e finanziarlo, c'era, tra gli altri, Nexi, azienda di pay tech che offre infrastrutture di pagamento digitale. Per capire: pos, carte di credito... Quella volta la donazione fu di 7.500 euro (la quota stabilità era di 10 mila) perché Nexi si accontentò di avere il logo sul rapporto che Casaleggio presentava, ma non se la sentì di intervenire sul palco con uno dei suoi oratori. E a guardare con attenzione gli studi della società di Casaleggio, c'è su tutti Poste Italiane. Nel loro libro Il sistema Casaleggio l'ex capo della comunicazione del M5s, Nicola Biondo, e l'ex dipendente della Casaleggio Associati, Marco Canestrari, definiscono Poste uno «sponsor affezionato». Sempre al Fatto, e per un altro degli eventi organizzati da Casaleggio sulla blockchain, fonti dell'azienda riferirono che da «tre anni finanziamo questi studi». Nelle poche interviste rilasciate, Casaleggio del resto non ha smentito ma ha confermato di aver ricevuto delle sponsorizzazioni da parte delle Poste, ma garantito, «in passato». Per questa ragione, nel 2018, quotidiani come La Stampa avanzarono perplessità e l'ombra del conflitto d'interesse. In ballo c'erano (ci sono) i finanziamenti del ministero dello Sviluppo Economico (allora a guida Di Maio). 45 milioni di euro in tre anni per interventi e applicazioni di intelligenza artificiale e blockchain. «Posso dire che noi non utilizzeremo quei 45 milioni di euro» ha replicato Casaleggio che intanto si accontenta del denaro mensile che i parlamentari M5s sono costretti a versare alla piattaforma Rousseau di cui è presidente. Quella sì moneta vera.

Altro che virtuale.

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