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Quei giochi nei Servizi in vista del nuovo esecutivo

Giochi internazionali, la danza di politica e spiate che da sempre governa i rapporti tra rivali e alleati.

Quei giochi nei Servizi in vista del nuovo esecutivo

Giochi internazionali, la danza di politica e spiate che da sempre governa i rapporti tra rivali e alleati. E poi i giochi interni, la danza di sgambetti che anima il mondo dei servizi segreti italiani ogni volta che si appropinqua un cambio di rotta nel governo del Paese. Se una logica si può trovare nelle ore tumultuose scatenate ieri dalla prima pagina della Stampa sui rapporti tra Russia e Lega, con il documento-choc immediatamente disconosciuto dai nostri servizi segreti, va cercata in questo miscuglio.

Il fronte internazionale è il più trasparente. Di mettere il naso negli affari italiani i russi non hanno mai smesso fin dai tempi in cui ospitavano a Praga i fuggiaschi della Volante Rossa, e sarebbe strano che lo facessero adesso, quando l'Italia si presenta come l'unico paese occidentale dove la propaganda di Mosca sull'aggressione all'Ucraina trovano qualche ascolto. Che siano andati a tastare il polso a destra e manca è ovvio. A leggere le frasi attribuite a Oleg Kostyukov, funzionario dell'ambasciata di via Gaeta, quasi stupisce il tatto dell'approccio.

Meno facile decifrare quanto accade dopo. Chi ispira l'autore della «sintesi informale» mostrata alla Stampa, e che trasforma la richiesta di informazioni di Kostyukov in una incursione? É persino banale ipotizzare che di quelle settimane convulse, con i vistosi agitarsi romano degli uomini di Mosca, ad essere più allarmati fossero gli americani, che nel governo Draghi riponevano piena fiducia e che avrebbero avuto tutto l'interesse a fare circolare una «narrazione» dell'attivismo russo ben più drammatica di quanto i fatti giustificassero. Le sponde americane tra le nostre barbe finte" potrebbero avere contribuito a confezionare e poi a divulgare il documento.

Ma qui entra in ballo la lettura del contesto in cui l'affaire si colloca dentro i nostri servizi segreti. Servizi che si trovano guidati da due capi, Mario Parente e Giovanni Caravelli, nominati all'Aisi e all'Aise da premier oggi in disgrazia (rispettivamente Renzi e Conte) ma prorogati nell'incarico da Draghi nel maggio scorso. Parente dovrebbe restare fino al 2024, Caravelli al 2026. Tra i pochi poteri assoluti che la legge assegna al nostro presidente del Consiglio c'è quello di cacciare i capi dei servizi segreti. Se a Palazzo Chigi arrivasse a ottobre un premier di centrodestra, terrebbe alla guida degli 007 due uomini così targati? La risposta è: Parente sì, ha accumulato un tale prestigio bipartisan da essere considerato una risorsa che non si può rottamare a cuor leggero. Diverso il pronostico per la sorte del «contiano» Caravelli, il cui destino appare segnato. Se davvero gli uomini di Mosca, come racconta lo scoop della Stampa, hanno bivaccato a Roma liberamente, a non essersene accorta è stata l'Aise di Caravelli. Che rischia, ben più di Salvini, di essere la vera vittima della vicenda. Sullo sfondo, il ruolo di Franco Gabrielli, sottosegretario all'intelligence, che ieri si comporta in modo esemplare, smosciando in diretta una rivelazione che il suo capo (Draghi) avrebbe avuto in teoria interesse a pompare. Al punto da chiedersi se Gabrielli non gradirebbe restare al suo posto, come tecnico di discussa autorevolezza, anche se a Palazzo Chigi sbarcasse il centrodestra. Lui, in realtà, non pare ci punti. E sui suoi rapporti col fronte moderato ieri c'è chi ricorda come nel 2008 quando Berlusconi tornò a Palazzo Chigi se lo trovò lì come capo dell'Aisi.

Il giorno dopo Gabrielli si ritrovò nominato a prefetto, senza neanche una prefettura.

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