Quei leader che scelgono di "usare" i figli

Di Battista dialoga col piccolo Andrea, Salvini fa il ministro-papà che non manca alla recita

Quei leader che scelgono di "usare" i figli

D i padre in figlio. Da Vittorio ad Andrea. Su Instagram, pentagramma delle armonie a 5 Stelle, Alessandro di Battista prepara la nuova stagione. L'interminabile viaggio in Centroamerica volge al termine e il leader più amato dai militanti grillini, annuncia il rientro ponendo la domanda delle domande al piccolo Andrea: «Ti piacerebbe tornare in Italia?».

Si, l' anno sabbatico fatalmente è arrivato al capolinea. E sono iniziate le grandi manovre per virare verso casa e un futuro tutto da disegnare. Basta con il Guatemala, basta con il Messico e con i proclami dal Nicaragua, basta con i pullman polverosi, dipinti, che combinazione, di giallo e verde, basta con i sorrisi di Sahra dall'altra parte del mondo e con le ospitate via satellite dalla Gruber. Dibba è carico e pronto a calarsi nel pantano italiano, fra ambizioni, sospetti e retropensieri inevitabili: destabilizzerà il ponte di comando del Movimento e metterà in crisi la guida suprema? Luigi Di Maio un po' lo ama e un po' lo teme, come possibile alternativa alla testa delle truppe pentastellate. Nell'attesa, meglio sposare il futuro anticipandolo nel dialogo con Andrea che ha solo un anno e rappresenta il domani, le nuove generazioni che conquistano la ribalta.

Del resto, non è un grande momento per i padri. Meglio illuminare sul palcoscenico dei media e dei social i più giovani. Vittorio, come Di Maio senior, non è uscito benissimo da un'inchiesta del Giornale ripresa nei giorni scorsi da molti altri organi d' informazione. La sua azienda, la Di.Bi.Tec ., è accerchiata dai debiti: debiti verso i fornitori, le banche, il fisco. Per questo sulle proprietà del nonno di Andrea è stata iscritta un' ipoteca, esattamente come sui beni di Antonio Di Maio. E si è scoperto che le difficoltà non sono spuntate di recente, ma hanno una storia lunga, un tappeto chilometrico e mortificante di decreti ingiuntivi, pignoramenti, ipoteche, pagamenti e ancora problemi in un combattimento che va avanti, nientemeno, da 35 anni.

Alessandro aveva definito papà Vittorio il «fascista più liberale che io conosca»; ora punta sul nuovo che avanza per tastare il terreno.

Si cambia, dunque, ma si resta in vetrina. Oggi sui social appaiono e scompaiono padri dal look improbabile, figli in costume, moglie in bikini e fidanzate che si sfidanzano. La vita privata si proietta dentro quella pubblica e la seconda si incastra nella prima. Matteo Salvini ripete come un mantra la frase «lo dico da padre», mescola l' agenda del ministro con quella del papà e le recite scolastiche, provvidenziali in certi frangenti imbarazzanti, hanno la precedenza sul ricevimento natalizio del Quirinale, cosi come le partite del Milan sulla trattativa con l' Europa.

Andrea con la sua innocenza scaccia le nubi, riapre le porte dell'Italia e agita i fantasmi di Di Maio. Di Maio e Dibba si giurano eterno amore, ma la politica è fatta di ribaltoni, tradimenti e pugnalate.

E i 5 Stelle soffrono sempre di più l' intraprendenza della Lega, partner di minoranza a Palazzo Chigi, ma avanti in tutti i sondaggi degli ultimi mesi. La campagna elettorale per le Europee comincia a migliaia di chilometri da Roma. Prima di imbarcare il passeggino sull'aereo per la capitale.

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