"Quei numeri anonimi per le chiamate ai Poggi? Dal 2001 tutto tracciato"

L'esperto di comunicazioni: " È impossibile che le compagnie non sappiano chi si collega a chi"

"Quei numeri anonimi per le chiamate ai Poggi? Dal 2001 tutto tracciato"
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«È impossibile, assolutamente impossibile, che non si sappia o non si ricostruisca da chi venivano quelle telefonate a Chiara Poggi. Per i gestori di una compagnia telefonica non esistono numeri sconosciuti. Quando leggo nei tabulati dell'inchiesta di Pavia la dizione numero sconosciuto inorridisco».

A parlare di uno dei veri buchi neri dell'indagine sul delitto di Garlasco è uno dei massimi esperti italiani di utenze, celle, banche dati, e di rapporti tra investigatori e autorità giudiziaria. All'inizio degli anni Duemila, quando Chiara venne uccisa, occupava una posizione chiave. Parla col Giornale preferendo non venire citato.

Stanno circolando un po' di dubbi su come sono stati ricostruiti i contatti telefonici.

«Tutti dubbi fondati».

Cos'è che la stupisce di più?

«Da quel che ho letto, negli atti ci sono tutte le telefonate arrivate la mattina del 13 agosto 2007 sul cellulare di Chiara. Due di queste, alle 13,26 e alle 13,30, vengono indicate da chiamante anonimo. Il giudice spiega che secondo lui venivano da casa di Alberto Stasi, il cui numero era stato anonimizzato. Ma stiamo scherzando? Magari al destinatario appariva come numero sconosciuto ma la compagnia telefonica per ogni contatto sa perfettamente da dove parte e dove arriva; e il numero doveva essere indicato nei tabulati».

Anche nel 2007?

«Certamente. Anche perché nel 2002 c'era stato l'omicidio di Marco Biagi, che era stato lasciato senza scorta perché non si era riusciti a risalire alle utenze da cui denunciava di venire minacciato. Venne fatto un investimento importante in tecnologia da Telecom proprio per garantire la tracciabilità assoluta delle chiamate su rete fissa. Quindi se ci sono i tabulati i dati ci devono essere».

Anche adesso, a diciotto anni di distanza?

«In teoria non c'è l'obbligo di mantenerli così a lungo. Ma nella corrispondenza tra gli uffici Telecom destinati ai rapporti con la magistratura potrebbe essere rimasta la corrispondenza dell'epoca. E comunque anche in Telecom potrebbe esserci ancora il materiale originale, magari buttato in qualche magazzino digitale».

Un altro tema discusso riguarda le tracce telefoniche degli spostamenti di Andrea Sempio, il nuovo indagato. Nelle ore in cui dice di essere stato a Vigevano, il suo telefono aggancia la cella di Garlasco. Può essere stato un malfunzionamento delle celle?

«Non su una distanza così ampia. Una cella 5G oggi copre uno spazio di meno di due chilometri, allora con il 3G l'area di copertura era maggiore, con delle potenziali sovrapposizioni per cui è possibile che non ci si attacchi alla cella più vicina. Ma parliamo di pochi chilometri. Da Garlasco a Vigevano ci sono quasi venti chilometri. Se il tuo telefono aggancia la cella di Garlasco, sicuramente in quel momento il tuo telefono non è a Vigevano, è a Garlasco. Certo, non sappiamo se Sempio e il suo telefono erano nello stesso posto, lui potrebbe averlo lasciato a casa. Ma gli andrebbe chiesto il motivo».

Da esperto, che impressione ha di come vennero fatte allora le indagini tecnologiche?

«Non andavano

fatti solo i tabulati di Tizio e Caio, andava rilevato l'intero traffico della zona, individuate le presenze anomale, incrociandole con le targhe ai caselli autostradali. Se è stato fatto, da qualche parte le carte ci sono».

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