Quei poliziotti omosex discriminati dai gay

Diritti arcobaleno per tutti. Ma non per i poliziotti.

Quei poliziotti omosex discriminati dai gay

Diritti arcobaleno per tutti. Ma non per i poliziotti. Se i paladini anti-omofobia diventano i primi a discriminare, qualcosa non va. A Bologna, la retorica arcobaleno dell'inclusione si è incagliata in un paradosso: in vista del Gay Pride di domani, 25 giugno, gli organizzatori della parata Lgbt si sono opposti alla presenza dell'associazione Polis Aperta, che raggruppa alcuni omosessuali in servizio nelle forze armate e di polizia. Per loro, niente sfilata. Niente diritti. Niente orgoglio gay.

A spiegare il motivo del surreale diniego sono stati gli stessi promotori dell'evento arcobaleno attraverso una nota che va dritto al punto: i poliziotti omosex non sono graditi in quanto rappresentanti di una categoria ritenuta ostile. «Ci teniamo a chiarire che la nostra non è una presa di posizione contro Polis Aperta, ma di critica aperta alle forze dell'ordine come istituzione, e come luogo di riproduzione di violenza sessista, omolesbobitransfobica, abilista e razzista», ha comunicato il collettivo Rivolta pride, che raggruppa le realtà Lgbt a capo della manifestazione bolognese. E ancora: «Riteniamo necessario aprire una riflessione seria sul tema della polizia, delle forze armate e delle discriminazioni vissute dalla nostra comunità».

Parole che hanno disorientato e fatto infuriare anche molti attivisti delle stesse associazioni arcobaleno coinvolte, turbati da quella bocciatura col marcato retrogusto della discriminazione. «Questa posizione mi fa inorridire», ha commentato un utente sulle pagine social della manifestazione. Da qui, l'evidente controsenso e il cortocircuito ideologico in grado di sgretolare il muro degli slogan. Come se non bastasse, in un altro post pubblicato sui social, gli agenti di polizia omosessuali venivano ammoniti con altrettanta durezza: «Chi fa il mestiere delle armi non si presenti con divise, bandiere o simboli dell'associazione». E meno male che la parata arcobaleno era stata indetta proprio intonando il mantra dell'inclusione, del «no» ai pregiudizi e al linguaggio violento. Da parte sua, l'associazione Polis Aperta ha replicato con toni irritati alla situazione venutasi a creare: «Ci è stato chiesto di non presentarci con i loghi e lo striscione dell'associazione, ma di partecipare in modo anonimo, quasi dovessimo nascondere chi siamo.

Sono state scritte parole pesanti come pietre, che ancora prima di colpire l'associazione in sé, feriscono le persone che ne fanno parte», hanno scritto i componenti della suddetta realtà associativa, i quali in passato avevano sfilato ai Gay Pride con una maglietta e degli striscioni identificativi. Ma a Bologna, dopo lo schiaffo arcobaleno a chi porta la divisa, non accadrà altrettanto.

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