
Tutto è partito dall'impronta di una mano, la «papillare 33», trovata vicino al corpo di Chiara Poggi, corrispondente per «15 punti di contatto» a quella del palmo della mano di Andrea Sempio, oggi indagato per il famoso delitto di Garlasco. Un'impronta impressa su una parete 18 anni fa, allora ritenuta inutilizzabile, mentre oggi con le attuali tecniche scientifiche e biometriche è risultata compatibile al 100% con quella del sospetto omicida.
Ma come è possibile analizzare con certezza una traccia umana dopo così tanti anni?
Ognuno di noi ogni giorno lascia centinaia di impronte digitali nell'ambiente in cui vive e si muove, su tutte le superfici e su tutti gli oggetti che tocca. Le impronte digitali sono parte integrante e distintiva del fenotipo dell'essere umano, si formano in epoca fetale, intorno all'ottavo mese di gravidanza, e si delineano in modo permanente sui polpastrelli delle dita e sulle palme delle mani, oltre che sulle dita e sulle piante dei piedi. Sono uniche per ogni individuo, restano immutabili per tutta la vita come un segno identitario di individualità, ed ogni impronta è diversa da quella di qualunque altra persona al mondo.
Anche agendo chirurgicamente è impossibile modificare una impronta digitale, poiché il disegno tipico di ognuna di esse non cambia, e se lo strato cutaneo superficiale dei polpastrelli viene eroso, ferito, bruciato od abraso, entro poco tempo la pelle si rigenera e guarisce ripristinando la stessa e identica impronta determinata geneticamente. Anche i gemelli omozigoti, quelli uguali e somiglianti in ogni dettaglio fisico, che hanno un corredo cromosomico identico e sono sovente indistinguibili tra loro, hanno impronte digitali differenti, a dimostrazione che in tutta l'umanità non ne esistono due uguali, essendo di fatto un segno assoluto di identificazione univoca individuale.
I piccoli solchi presenti sui polpastrelli, che compongono linee dritte e curve con varietà di disegni, si approfondiscono fino allo strato basale dell'epidermide. Hanno funzione antiscivolo, e non essendo mai lisci ma microscopicamente rilevati, migliorano il grip a contatto con gli oggetti e le superfici e contribuiscono ad aumentare la sensibilità tattile delle dita per identificare, anche ad occhi chiusi, diversi materiali, grazie a minuscoli recettori posti appena sotto di loro.
Ma perché le nostre dita lasciano impronte su qualunque cosa vengano a contatto? Il merito è delle secrezioni cutanee che fuoriescono, solo quando la persona è in vita, dai pori dei polpastrelli, nei quali, per ogni millimetro quadrato, sono contenute sostanze chimiche quali amminoacidi, cloruri, urea, ammoniaca e sebo. Le stesse sostanze che, una volta rilasciate all'esterno, si fissano, permettendo di poter poi rilevare l'impronta lasciata anche a distanza di anni.
Tra le singole linee di ogni impronta, esistono diramazioni, biforcazioni ed incroci, tutti dettagli del disegno digitale che rendono ogni impronta unica, ed in Italia l'identificazione certa di ogni impronta attribuibile ad un individuo, è ritenuta sicura qualora si riscontrino almeno 15/17 punti di corrispondenza anche in una singola porzione di impronta: le cosiddette «minuzie» tipiche e diverse per ognuno.
I tre disegni caratteristici e più comuni delle impronte digitali, ovale, spirale e ad arco, sono ereditari, ma i dettagli e la disposizione delle creste sono del tutto casuali, per cui nessun figlio avrà mai le stesse impronte dei genitori o di un fratello, per cui esse rappresentano una carta d'identità genetica certa e certificata fin dalla nascita.
La scienza forense oggi si avvale della dattiloscopia, un sistema di identificazione automatizzato che riesce a riconoscere, individuare e confrontare qualunque impronta digitale nel giro di pochi minuti, con modelli probabilistici del 99,99%. Le tecnologie per il riconoscimento delle impronte oggi vengono sempre più utilizzate per l'identificazione biometrica nei controlli di sicurezza, negli aeroporti, per aprire le portiere delle auto o semplicemente per sboccare i cellulari, e quell'impronta digitale impressa sui dispositivi tecnologici come una password è la stessa che resta impressa su ogni oggetto toccato.
Quando l'impronta rilevata non è abbastanza definita o riconoscibile, o quando il sistema di scansione dei dispositivi non la riconosce, può trattarsi non di un difetto dell'apparecchio, che non sbaglia, ma di un fenomeno legato all'invecchiamento.: quando la pelle delle mani si assottiglia, i dossi e le linee dei polpastrelli sbiadiscono. Oppure può derivare dall'effetto collaterale di farmaci, come i chemioterapici oncologici, anche se in questi casi, dopo circa 30 giorni dalla sospensione delle terapie, la pelle dei polpastrelli e la memoria immunologica restituiscono l'impronta identica all'originale.
La raccolta delle impronte digitali di una persona accusata di un crimine comprende di solito tutte le dita ed anche i palmi delle mani, una pratica questa che consente di registrare una grande quantità di dettagli anatomici per un riconoscimento certo e senza ombra di dubbi, proprio come è accaduto nell'indagine di Garlasco nei confronti del nuovo indagato Andrea Sempio. Quella traccia è una delle 56 già repertate ai tempi del delitto, allora ritenuta priva di sangue ed illeggibile, ma che, riesaminata oggi, è stata attribuita appartenente all'assassino presente sulla scena del crimine, per il quale è stato condannato a 16 anni di reclusione Alberto Stasi, allora fidanzato della vittima, e del quale non sono mai state trovate impronte digitali ricollegabili al delitto.
Ps: Le impronte digitali rimangono riconoscibili anche dopo la morte, ma la loro qualità ed attendibilità dipendono da molti fattori, tra cui il tempo trascorso dal decesso e le condizioni di conservazione del corpo.
Anche quelle lasciate impresse da vivi sugli oggetti e sulle superfici possono deteriorarsi con il tempo, soprattutto in ambienti umidi o esposti a temperature estreme, e se nell'impronta c'è anche la presenza di sangue o altre sostanze, questa è una delle condizioni che potrebbe alterare la loro visibilità e riconoscimento.