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Quei soldati altoatesini vittime dell'attentato. E i superstiti credenti che non vollero vendicarsi

L'azione partigiana del '44, controversa anche per gli antifascisti della Svp

Quei soldati altoatesini vittime dell'attentato. E i superstiti credenti che non vollero vendicarsi

E gli altoatesini non parteciparono alla rappresaglia. È stato un grave errore attaccare il presidente del Senato Ignazio La Russa sulla vicenda dell'attentato in via Rasella del 23 marzo 1944. Quei 33 soldati sudtirolesi del reparto di polizia «Bozen», morti nell'esplosione della bomba piazzata dai gappisti romani, non avevano commesso nessun abuso o atto violento nei confronti della popolazione romana durante l'occupazione nazista. I superstiti di quell'attentato tra l'altro si rifiutarono di partecipare alla rappresaglia delle Fosse Ardeatine perché da cattolici ritenevano fosse un grave peccato compiere quel massacro, che colpì indistintamente ex fascisti come il sottosegretario all'Interno Aldo Finzi, passato alla Resistenza, civili e tanti antifascisti. A ricordare questa circostanza ci ha provato tanta volte l'ex senatore della SVP Friedl Volgger, scomparso nel 1997. Il senatore Volgger è stato un antifascista e antinazista ed esponente di punta della Resistenza sudtirolese. Negli anni del fascismo rifiutò l'opzione per andare nella Germania nazista e fu deportato dai nazisti al campo di concentramento di Dachau.

Fu proprio questo parlamentare, attraverso la sua rivista «Volksbote», nel marzo del 1981, ad infiammare gli animi dell'Anpi e del Partito comunista italiano annunciando che il leader della SVP Silvius Magnago avrebbe reso omaggio alle vittime dell'attentato di via Rasella nel cimitero di Bolzano. Annunciando questa iniziativa attraverso il suo periodico, il senatore deportato a Dachau scrive: «Sulle tombe delle innocenti vittime delle Fosse Ardeatine brillano ininterrottamente dei ceri e vengono deposte sempre nuove corone. Per i folli fanatici che nella città eterna senza alcuna necessità hanno provocato un bagno di sangue in una compagnia di innocui poliziotti ci sono state medaglie d'oro e posti in Parlamento. Le Fosse Ardeatine sono diventate per gli italiani un luogo di commemorazione nazionale. I sudtirolesi aggiunge Folgger - si inchinano con il massimo rispetto davanti ai morti. Ceri e corone dovrebbero però essere stati innalzati da tempo anche per i poliziotti sudtirolesi proditoriamente uccisi. Nella pubblica opinione essi sono stati purtroppo per troppo tempo dimenticati. Per loro non ci sono state né medaglie d'oro, né onori».

Nonostante il passato antinazista di Volgger, il deputato comunista Antonello Trombadori annunciò una denuncia contro l'ex senatore della SVP. Durante il IX congresso dell'Anpi a Genova la SVP viene duramente condannata per questa iniziativa. Alla fine Silvius Magnago decide di non andare a rendere omaggio alle vittime dell'attentato di via Rasella, che certo non ebbe nella popolazione romana un grande consenso. Basterebbe leggere «Via Rasella Leggenda e realtà della Resistenza a Roma» (Laterza) di Aurelio Lepre dove, tra centinaia di intercettazioni telefoniche di cittadini romani all'indomani dell'attentato non si trova una parola di approvazione sull'azione. E lo stesso hanno fatto tutti i sindaci romani dal 1945 ad oggi, che hanno ignorato quella strada per celebrare la Resistenza romana. Così come è stata cancellata da Renzo Rossellini, che a via Rasella non dedica alla vicenda dell'attentato gappista nemmeno un fotogramma di «Roma città aperta».

Non sono stati da meno tanti altri registi di sinistra che hanno spesso utilizzato gli ex collaboratori di Kappler, reduci del massacro delle fosse Ardeatine, per farli lavorare come caratteristi nei loro film, come ha recentemente denunciato Mario Tedeschini Lalli nel suo pregevole «Nazisti a Cinecittà» (Nutrimenti).

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