Quell'irrefrenabile voglia di ammucchiata che a sinistra non passa mai

In tutte le tornate elettorali dal 1994 a oggi, ad eccezione del 2008 e del 2018, l'ammucchiata ha fatto sempre capolino

Quell'irrefrenabile voglia di ammucchiata che a sinistra non passa mai

Convergenza, sinergia, unione, fronte unito, raggruppamento. Pur di non ammettere la realtà dei fatti - non solo lessicale - a sinistra hanno sempre coniato dei termini diversamente validi. Il tutto per non confessare che si trattava sempre e solo di una cosa: una ammucchiata. Come definire altrimenti quello che a cicli ricorrenti è stato modellato per contrapporsi all'avversario politico? Nella storia della Seconda Repubblica, il copione della grande corazzata è andato in scena concretamente quattro volte, ma nella mente dei leader di centrosinistra è un assillo ricorrente.

In tutte le tornate elettorali dal 1994 a oggi, ad eccezione del 2008 e del 2018, l'ammucchiata ha fatto capolino. La prima - storica - apparizione di un'accozzaglia risale al 1994 quando la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto, leader del Partito Democratico della Sinistra, riuscì a imbarcare: il partito della Rifondazione Comunista di Bertinotti; il Partito Socialista Italiano di Del Turco; l'Alleanza Democratica di Bordon; la Federazione dei Verdi di Ripa di Meana; i Cristiano Sociali di Pierre Camiti; La Rete di Leoluca Orlando e Rinascita Socialista di Enzo Mattina. Otto partiti, otto leader, otto visioni e idee differenti. Risultato? Un unico fiasco. Due anni dopo, quasi in segno di pace, il centrosinistra ci riprovò tenendo in mano un ramoscello d'ulivo. Nella mega coalizione, che sicuramente ebbe più fortuna sia in termini elettorali sia in termini di durata, guidata da Romano Prodi presero parte socialisti, socialdemocratici, laburisti, cattolici-popolari, cattolici-liberali, post-comunisti, ambientalisti e poi arrivarono anche i repubblicani europei. Da D'Alema a Bianco, passando per Boselli, Segni, Bordon, Meana, Orlando, La Malfa, Zanone, Spini, Crucianelli, Carniti, Dini, Mastella, Cossutta, Diliberto, Sbarbati. Tutti per uno, uno per tutti. Ma come si potrebbe non definirla un'ammucchiata? Su reddito, welfare, tasse, precarietà, salari, giustizia, eutanasia, spese militari, globalizzazioni e via dicendo: non si può dire che la pensassero tutti allo stesso modo.

Nel 2001 il nome della grande coalizione rimase l'Ulivo, ma cambiò il leader. Arrivò Rutelli e i componenti del fronte di centrosinistra furono: Ds, La Margherita, Il Girasole, Comunisti italiani, Repubblicani Europei, Sudtiroler Volkspartei e Partito Sardo d'Azione. Anche qui, l'unione di intenti era - ironicamente - lapalissiana, no? Cinque anni dopo, a sinistra capirono che non andava bene più il nome e manco il leader. Così tornarono al vecchio Prodi e diedero vita a l'Unione. Chi comprendeva? Anche qui una vasta gamma di componenti: Ds, Democrazia è Libertà - La Margherita, Udeur, Rifondazione, Comunisti Italiani, Verdi, Consumatori Uniti, Rosa nel Pugno, Italia dei Valori, Partito dei Pensionati, Sudtiroler Volkspartei, Autonomie Libertè Democratie, Repubblicani Europei, Lega per l'Autonomia - Alleanza Lombarda, Lista Consumatori, Democrazia Cristiana, Socialisti, Lega Fronte Veneto e Democrazia Cristiani Uniti. Chi più ne ha più ne metta.

Nel 2013 è la volta dello smacchiatore di giaguari Pierluigi Bersani con Italia. Bene Comune. I componenti del carrozzone: Pd, Sel, Partito Socialista Italiano, Centro Democratico, Partito Autonomista Trentino Tirolese, Südtiroler Volkspartei, Verdi del Sudtirolo/Alto Adige, Moderati, Il Megafono - Lista Crocetta, Per la Valle d'Aosta - Autonomie Liberté Démocratie. Nel 2018, Ciriaco De Mita, uno che di politica ne ha masticata parecchio, dichiarò: "Ho seguito la nascita e l'avvento del Pd e fui tra quelli che posero la questione che un partito nasce con un pensiero, ma poiché c'erano pensieri diversi ritennero utile non pensare. Il partito si è ritrovato con questa difficoltà. La giovane età in politica non è un valore, l'idea di fare l'ammucchiata non ha la capacità di mobilitare". E oggi la storia si ripete. E gli attori cambiano idea come una bandiera in alto mare nonostante Letta sostenga di aver gli occhi di tigre. Saranno miopi. Di Maio che fino a qualche anno fa si scagliava contro i partiti colpevoli a suo dire di fare una ammucchiata contro il M5s adesso si ritroverà a far parte di una bella ammucchiata. Calenda che fino al 22 luglio assicurava: "Nessuna ammucchiata antisovranista, se vogliono l'Unione bis, facciano pure.

Senza di noi", adesso si inchina al leader Pd e si dice disposto a salire sulla stessa barca. Alla faccia della coerenza. Resta solo da capire quale termine si inventeranno stavolta per non ammettere che si tratta dell'ennesima ammucchiata.

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