Ma l'abuso non è mai culturale

Non c'è relativismo culturale che possa giustificare l'idea che l'umanità della donna, la sua possibilità di decidere per se stessa sia valore esclusivo delle donne occidentali

Ma l'abuso non è mai culturale

Quando Donald Trump pronuncia una delle sue sciocche frasi sessiste si denuncia a livello planetario la sua rozzezza, i toni si accendono, insorge la sinistra e le femministe manifestano. Se invece si tratta di giudicare la barbarie cui sono sottoposte le donne islamiche, le voci sussurrano e invocano un relativismo culturale che impone una cortina d'indifferenza su persone realmente indifese, cui sono negati diritti umani insindacabili e inalienabili.

Di fronte alla storia di una ragazza marocchina di 15 anni frustata dai genitori e dal fratello perché vestiva all'occidentale in Italia, il procuratore capo del tribunale dei minori che si è occupato del caso ha detto che si è verificato per un fattore culturale. Perché questa reticenza a chiamarlo abuso fisico e psicologico d'inaudita gravità, compiuto su un minore in nome della religione?

Un maltrattamento paragonabile a quello che perpetrano genitori occidentali quando omettono di provvedere ai bisogni base del figlio: non curandolo, trascurandolo o obbligandolo ad una alimentazione o educazione inadeguate, infliggendogli traumi che si ripercuotono su corpo e psiche e difficilmente verranno superati. Si grida allo scandalo e si esige riparazione per una battuta infelice e non si prende una posizione chiara quando milioni di donne vivono nella stretta applicazione della segregazione sessuale dall'infanzia alla morte. Sottomesse, in clausura, umiliate, frustate, lapidate per un bacio o uno sguardo innocente che si trasforma in un'accusa di adulterio che non lascia scampo.

Non c'è relativismo culturale che possa giustificare l'idea che l'umanità della donna, la sua possibilità di decidere per se stessa sia valore esclusivo delle donne occidentali. Per la paura di essere tacciati di razzismo e islamofobia si permette una discriminazione delle donne che non è diversa dalla schiavitù subita dai neri in America.

Nei paesi arabi si afferma, versetti coranici alla mano, che la donna è inferiore all'uomo, una minorenne a vita cui può essere proibito di uscire da casa, costretta in un'uniforme che la trasforma in un'ombra senza identità: da coprire, scoprire, vendere o comprare come fosse un oggetto cui non spetta autodeterminazione e cui non si deve né rispetto né pietà.

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