D al suo letto d'ospedale Niva Martelli dice di perdonare la banda di criminali che durante una rapina in casa le ha amputato un orecchio. Di fronte a questa violenza, che ha definito cieca e senza senso, spiega di provare più dispiacere che rabbia: «Li perdono perché questo mi aiuterà a ritrovare la serenità».
Non perdonare un torto subito, continuando a rimuginare, amplifica le emozioni negative, e la rabbia, crescendo, impedisce di sperimentare sentimenti più confortanti. Studi scientifici rilevano che durante l'atto del perdono i soggetti provano una sensazione di sollievo e benessere. É un modo efficace per uscire da una situazione psicologica di stallo che ha effetti negativi sulla psiche e sul corpo: pressione arteriosa più alta, sistema immunitario meno forte, depressione, insonnia o abuso di farmaci. Le vittime possono perdonare solo se, come testimonia uno studio della Baylor University, ricevono un'azione riparatoria concreta o scuse verbali sentite, segno di un pentimento reale del loro carnefice.
La rabbia ha il ruolo adattivo fondamentale di avvisarci quando un evento esterno ci minaccia e richiede la nostra reazione. Si attiva quando sono invasi i nostri spazi vitali, dandoci la forza che serve per farci rispettare con assertività. Crea pulsioni interne fortissime che se represse, perdonando prima del necessario, non sarebbero scaricate all'esterno ed entrando in collisione con il nostro io produrrebbero forte conflitto e nevrosi. Esprimere la rabbia non significa necessariamente aggredire il nemico con armi alla mano, ma usare la carica emotiva per ribellarsi ai soprusi ed impedire all'altro di approfittarsi in silenzio di noi. Perdonando indiscriminatamente rischiamo di esplodere e in modo eccessivo con chi e quando meno ce ne sarebbe bisogno. Scaricando un'ostilità legittima ci si libera da una rabbia «sana» che monta in difesa dell'amore per noi stessi.
Per volersi bene bisogna conoscere, accettare e regolare le emozioni positive e negative. Avere rabbia per chi ci ha fatto del male gli impedisce di svalutarci. É solo dopo aver vissuto la propria rabbia che si può perdonare l'altro e tornare a sorridere.
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