Quindici minuti e 25 secondi di follia. Brenton Tarrant ha filmato e mandato in rete, con una go pro piazzata sull'elmetto, il massacro delle moschea Masjid Al Noor, come fosse un terribile video gioco. Purtroppo è tutto vero con 49 vittime musulmane falciate dall'australiano «che è sicuramente un professionista con un addestramento elevato da corpi speciali» spiega una fonte militare de il Giornale.
Il filmato inizia nell'abitacolo di un Suv grigio con il terrorista al volante. Sul fondo a sinistra del volante si vedono tre armi lunghe del suo arsenale. Porta guanti verdi con le dita libere per sparare meglio, una mimetica, ginocchiere, giubbotto anti proiettile e un elmetto utilizzato dalle unità d'elite. «Diamo via alla festa», dice. A 1 minuto e 36 secondi si sentono le note di una canzone di guerra cetnica che si intitola «Karadzic la guida dei serbi». Stiamo parlando del capo politico serbo bosniaco che sconta a L'Aja 40 anni di carcere per crimini di guerra. Al minuto 3.10 il terrorista si filma in faccia. Sembra un ex militare assolutamente glaciale. A 4.50 parte la marcia dei Granatieri inglesi del film Barry Lyndon di Stanley Kubrick. Poi avvicinandosi all'obiettivo si nota che conosce il posto e piazza la macchina in una stradina laterale. «Ha fatto una ricognizione e pianificato l'attacco in maniera meticolosa», spiegano i militari, che conoscono queste tattiche. A 6.08 scende dall'auto con un fucile mitragliatore tedesco Hekler & Koch 416 e un fucile a pompa che prende nel baule, dove c'è una tanica rossa con un timer, probabilmente una bomba.
Come se nulla fosse, bardato da Rambo, si incammina verso la moschea. A 6.37, all'ingresso del luogo di culto comincia a sparare con il fucile a pompa, poi usa il mitragliatore. Tarrant colpisce chiunque gli capiti a tiro compresi anziani e bambini. Le prime vittime cadono nel corridoio, ma la mattanza più terribile avviene nella sala preghiere, uno spazio aperto con capannelli di fedeli. Il terrorista tira il grilletto a ripetizione, ma con calma. Prima punta nel mucchio e poi mira ai singoli già caduti a terra. Non dice nulla e non dimostra nessuna pietà. Un colpo dopo l'altro centra i fedeli musulmani. «L'armamento, la sistematicità, il modo di sparare e di cambiare i caricatori, le mosse per coprirsi ai fianchi, come avanza e si muove dimostrano che ha combattuto» sottolinea una fonte militare. A 7.33 si vede bene sull'arma nera che imbraccia la scritta bianca «kebab remove». Un modo di dire dei cetnici per indicare la mattanza dei musulmani. A 8.57 esce dalla moschea sparando in strada a destra e sinistra. E torna all'auto dove tira fuori la terza arma, un M4 americano con doppi caricatori. Tarrant rientra nella moschea avvicinandosi al cumulo di corpi inanimati per finire i feriti che si lamentano. Spara con precisione, a distanza ravvicinata, spesso alla testa o alla schiena. Dopo sei minuti totali di strage esce e centra una donna in nero che era in strada ad una certa distanza. La vittima cade a terra vicino al marciapiede e supplica «aiutatemi» rivolta ad alcuni automobilisti che scappano via. Tarrant si avvicina e le spara il colpo di grazia alla testa.
Una delle nostre fonti militari è convinto: «Una spietatezza del genere non si impara su internet».Tredici minuti e 22 secondi dopo l'inizio del filmato fugge al volante del Suv. Si sentono le sirene della polizia. L' australiano ride e dice: «Non avevano scampo. C'era sangue dappertutto».
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