«È una polpetta avvelenata», «conferma l’Opa della Lega su Forza Italia», «dà per finito il centrodestra», «allora è vero: ci vuole morti!», «l’alleanza con i grillini è ormai stabile». Arrivano come una buriana, in casa azzurra, le dichiarazioni di Giancarlo Giorgetti alla manifestazione di FdI. E si ragiona: se si sbilancia così il braccio destro di Matteo Salvini, il mediatore che di solito smorza le polemiche con Silvio Berlusconi e il suo partito, è vicina la rottura della coalizione.
Ripresisi dalla sorpresa, gli azzurri attivano i canali per capire meglio che cosa e perché il numero due della Lega abbia voluto dire a Milano. L’ennesima pressione sul partito perché abbassi gli attacchi al governo con il ricatto di un divorzio, o l’avviso di un progetto nuovo, il «soggetto populista e sovranista» con il partito di Giorgia Meloni ma non quello del Cavaliere, perché l’approdo finale è un patto elettorale con il M5S? Il sottosegretario del Carroccio in privato minimizza: «Non hanno riportato tutto il discorso, non l’ho detta così, ho parlato delle regionali dove saremo insieme. E rispondevo a Toti, che parlava di nuovo contenitore, di primarie. Spiegavo il mondo cambiato, il ruolo di Salvini...». Sì Salvini, leader della nuova destra. Giorgetti assicura che chiarirà tutto, ma passano le ore e rettifiche non ne arrivano. Ormai, la bomba è scoppiata. «Ai vertici sono basiti», racconta un azzurro. Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi di Fi, invece, non è stupito più di tanto, gli sembra che l’uscita di Giorgetti rientri nel tentativo ciclico dei leghisti di presentare Fi come un partito in svendita.
«Ma non c’è altra storia da raccontare - dice al Giornale-, perché Berlusconi non ha fatto il suo tempo. È ancora il suo momento e quello di un centrodestra moderato, che s’identifica con le sue idee. I ragazzi della Lega sono entusiasti del loro capitano, ma come sanno bene, il nostro generale è inarrivabile». Le agenzie hanno già diffuso il commento del leader di Energia per l’Italia, Stefano Parisi: «Il futuro della Lega di Salvini è un’alleanza stabile e strutturale con il M5S, la forza politica dell’invidia, del rancore, della povertà, statalista e giustizialista. Il centrodestra non c’è più. L’ha detto anche Giorgetti. Nel pensiero della Lega non c’è più posto per il popolo liberale, popolare, riformista. Per lui il centrodestra sarà un soggetto unico populista e sovranista. Giorgetti ha trasformato un accordo di governo in alleanza politica per il futuro. Non c’è più posto per chi vuole liberare l’ Italia dal peso della politica senza futuro. Prendiamone atto».
Anche per Mariastella Gelmini, capogruppo degli azzurri alla Camera, sembra che i leghisti abbiano imboccato la strada della destra sovranista, che non include Fi: «Noi rappresentiamo il popolo liberale, riformatore, moderato e cattolico da sempre. Se il futuro della Lega è l’alleanza con i 5S lo dica». E ancora: «Fi deve ridefinire un'identità chiara che non può essere quella di Salvini, non il fuori dall’Europa o dall'euro, non il sovranismo né il populismo». Il partito deve fare i conti anche in casa, con Giovanni Toti e i filosalviniani. È stato appena sospeso il calabrese Pietro Spizzirri, che ha fondato la corrente «Forza Salvini» e circola la battuta: «Spizzirri altrimenti detto Toti, che è il suo profeta».
La Gelmini deve vedersela con i due totiani bergamaschi Stefano Benigni e Alessandro Sorte, che attaccano lei e gli altri dirigenti. Stefano Mugnai, suo vice, replica: «Se le accuse sono rivolte a “una classe dirigente sdraiata su Berlusconi”, dico mille volte meglio che attaccati alla coda di Salvini».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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