La separazione delle carriere non è un'idea che appartiene alla destra, ma un principio che storicamente ha diritto di cittadinanza presso tutte le latitudini politiche. È questo il dato più evidente che emerge osservando la pluralità di comitati, movimenti, associazioni e personalità che negli ultimi mesi hanno scelto di schierarsi per il Sì al referendum. Un fronte che unisce storie e culture politiche diverse, convergenti sull'obiettivo di rendere più equilibrato e trasparente il sistema giudiziario.
Il comitato "Sì Separa", promosso dalla Fondazione Einaudi, guidato da Gian Domenico Caiazza e Giuseppe Benedetto e animato da figure come Antonio Di Pietro, Luigi Bobbio, Alessandro Barbano, Ernesto Galli della Loggia, Pierluigi Battista, Tiziana Maiolo, Claudio Velardi, Andrea Cangini e Raffaele Della Valle è solo il primo tassello di un mosaico ora è molto più vasto. Un gruppo trasversale, che mette insieme storie garantiste, radicali, riformiste. E proprio questa eterogeneità dimostra quanto la separazione delle carriere sia diventata una necessità istituzionale che va oltre la consueta contrapposizione destra-sinistra.
Accanto al comitato Einaudi, stanno crescendo i Comitati "Giuliano Vassalli", che richiamano esplicitamente la cultura socialista. Qui si ritrovano l'ex senatore Enrico Buemi, il professore ed ex garante dei detenuti Mauro Palma. E poi Claudio Signorile, Salvo Andò, Fabrizio Cicchitto, Mauro Del Bue, Ugo Finetti, Giampaolo Sodano, oltre a Stefania Craxi e al fratello, Bobo Craxi.
E poi il Comitato Pannella-Sciascia-Tortora presieduto dal professor Giorgio Spangher, di chiara matrice Radicale, a cui hanno già aderito centinaia di avvocati come Valerio Spigarelli, ex presidente dell'Unione Camere penali, e Annamaria Bernardini de Pace, il professore ordinario di Diritto processuale penale Oreste Dominioni. Nel Mezzogiorno si è poi consolidato il comitato "Cittadini per il Sì" promosso da Francesca Scopelliti (nella foto), ex senatrice compagna di Enzo Tortora.
Sul piano culturale, il fronte del Sì attira inoltre l'attenzione con toni e sfumature diverse di giuristi come Sabino Cassese, Michele Ainis, Giovanni Guzzetta e di numerosi costituzionalisti e avvocati che, pur non entrando direttamente nei comitati, hanno sottolineato l'urgenza di una revisione del rapporto tra pm e giudici.
Il risultato è un'inedita convergenza: liberali, socialisti, garantisti, riformisti, ex magistrati, intellettuali e amministratori locali stanno componendo un fronte
trasversale e solido. Se il referendum riuscirà a consolidare questa pluralità lo decideranno gli elettori. Ma il fatto è già chiaro: il Sì non ha un solo colore. È un terreno comune su cui mondi diversi hanno scelto di ritrovarsi.