Raggi indagata con Marra L'accusa: abuso e falso

Il sindaco in Procura il 30 gennaio. Nel mirino la nomina del fratello dell'ex braccio destro

L'età dell'innocenza a Cinque Stelle è finita ieri sera. Quando Virginia Raggi, dopo aver «informato Beppe Grillo e adempiuto al dovere di informazione previsto dal Codice di comportamento M5S», avvisando giunta e consiglieri pentastellati, alle 19 ha scritto sul suo profilo Facebook di aver ricevuto un invito a comparire dalla procura di Roma. Indagata, dunque. Per la vicenda «relativa alla nomina di Renato Marra a direttore del dipartimento Turismo». Le ipotesi di reato sono abuso d'ufficio e falso in atto pubblico, e sotto la lente della procura capitolina è finito l'affidamento di quell'incarico al fratello di Raffaele Marra, vicecapo di gabinetto di Raggi e poi da questa messo a capo del personale.

La notizia deflagra proprio nel giorno in cui finisce sui giornali la chat tra il burocrate capitolino e la prima cittadina (chat di gruppo sulla app Telegram, chiamata «4 amici al bar» e allargata all'ex vicesindaco Daniele Frongia e al capo segreteria Salvatore Romeo), nella quale la Raggi chiede lumi a Raffaele sulla nomina del fratello, sia dal punto di vista normativo che, con qualche preoccupazione, da quello retributivo, mostrando che probabilmente non fu lei - come invece la sindaca ha sempre sostenuto - a decidere in autonomia di affidare quell'incarico. E provando che invece un ruolo di Marra nella concessione della poltrona al fratello - negato con forza dalla Raggi - potrebbe esserci stato eccome, visto che anche lui ora è indagato per la stessa storia (ma solo per abuso d'ufficio).

Ma al di là del merito del pasticcio - innescato dal parere dell'Anac sull'incarico, considerato viziato da conflitto d'interessi - resta il dato di fatto di una nuova e clamorosa scivolata per la prima inquilina del Campidoglio. Che rende oggi tanto inopportuno quanto desueto il giustizialismo a Cinque stelle, vera bandiera per il M5S fin dagli inizi, ormai sempre più sfilacciata e resa poco credibile dai continui scandali e incidenti di percorso. Per le «vecchie» regole, che la stessa Raggi in tempi non sospetti aveva definito «massima espressione della trasparenza», è insomma tempo di intonare il de profundis. Per qualcuno, invece, è l'occasione di togliersi qualche sassolino dalle scarpe: «Ecco il perché del nuovo codice etico», commentano sarcastici i dem mentre Renzi detta alle agenzie che «noi del Pd non attacchiamo la sindaca perché siamo diversi. Ha avuto un avviso di garanzia? Ok, auguriamoci che sia innocente. Per lei, per Roma, per chi crede nella politica». Lei, Virginia, assicura nel suo messaggio di essere «serena» e si guarda bene, almeno per il momento, dal rassegnare le dimissioni. Il faccia a faccia con il procuratore aggiunto Paolo Ielo, che coordina il fascicolo d'indagine, è in calendario lunedì prossimo, 30 gennaio. La resa dei conti del popolo a Cinque Stelle, però, potrebbe arrivare anche prima.

Insieme alle levate di scudi di consiglieri e componenti della giunta, infatti, sul web si moltiplicano i segnali di una spaccatura della base. Divisa tra chi vede nella sindaca di Roma la vittima di un «complotto» e i tanti che, invece, reclamano misure drastiche e chiarimenti immediati.

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