Un po' streaming, un po' segrete stanze. Il nuovo volto dei Cinque Stelle passa per la strategia da vecchia politica, riciclata in fretta per salvare la faccia sul caos in Campidoglio. A Nettuno va in onda il volto «tradizionale» del Movimento, e l'ultima tappa del «#Costituzione CoastToCoast tour» di Alessandro Di Battista diventa l'occasione per fare un bagno di folla, tutti insieme (o quasi): Di Battista, appunto, Luigi Di Maio, e pure lui, il leader, Beppe Grillo, volato a Roma per prendere il toro per le corna e deviato a Nettuno per lanciare dal palco un vaffa «antisistema». Quasi tutti, però, perché qui a Nettuno non c'è il sindaco di Roma. Virginia Raggi è rimasta in Campidoglio, Grillo non l'ha nemmeno incontrata. Tra i due solo una telefonata, nella quale il fondatore del Movimento avrebbe chiarito la sua posizione, spiegando alla sindaca l'importanza di mantenere unito il M5S. Niente streaming per la telefonata tra Beppe e Virginia, e nemmeno per le tante, segrete e frenetiche trattative di giornata, sfociate poi nel video dove ha confermato la Muraro e nei post apparsi sui profili social dei protagonisti oltre che sull'immancabile blog del «capo».
Se a Roma si limavano i dettagli per provare a ripartire, qui a Nettuno di fronte al cuore della base del movimento, che ha risposto generosamente, affollando la piccola piazza Cesare Battisti, va in scena con efficacia il tentativo di ricompattarsi, derubricando il pasticciaccio brutto del Campidoglio a «complotto mediatico», ordito dai soliti poteri forti, dal «sistema», e con la stampa, tanto per cambiare, sul banco degli imputati. Nessuna scusa nemmeno social dalla assente Raggi per le acrobazie parolaie sulle indagini a carico della Muraro. E Di Maio, che sale sul palco piuttosto provato, dopo la storiella dell'email che avrebbe «sbagliato» a leggere, ammette almeno di aver fatto un errore, «sottovalutando» la notizia dell'indagine a carico dell'assessore all'ambiente, ma aggiunge altre giustificazioni scivolose sui motivi della distrazione, per poi deviare sulle Olimpiadi: «diremo sempre no». Su di giri invece Di Battista, che ha «prestato» il suo palco al Movimento in un momento difficile, e sposta l'attenzione sul Referendum autunnale strappando applausi. Anche Fico evoca il «sistema» nemico dei Cinque Stelle, ma il mattatore è Grillo. Dopo aver lavorato in giornata a ricucire gli strappi romani lontano da occhi e orecchie indiscrete, in piazza punta il dito contro «gli altri». Esulta per la «reazione di questo sistema a noi», una «cosa bellissima», aggiunge, scaldando la platea, perché «più reagisce più abbiamo ragione noi», con postilla acida per i «dilettanti dell'informazione» che non capiscono le leggi della comunicazione. Qualcuno in piazza borbotta, «diteci che è successo a Roma». Ma il carisma del capo mette tutti d'accordo: «Ogni tanto qualche cazzata la facciamo anche noi», ridacchia Grillo, che azzarda un parallelo tra Virginia e «il primo sindaco negro del 1968 in Mississipi». Un sindaco da mission impossible che, in una situazione «che non auguro a nessuno - chiude Grillo - sta reggendo psicologicamente benissimo», e dunque «andrà avanti».
Gli applausi qui, però, non si sprecano, e anzi, qualcuno rumoreggia. Per spellare le mani della base, a Grillo serve un vaffa: «In questa piazza della giustizia e del perdono, perdoniamo questa gente - ringhia - che purtroppo sa quello che fa, andate a fanculo tutti». Nettuno escluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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