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Rai, Fuortes verso lo sfratto. Un nuovo ad dopo le elezioni

Solo la consigliera in quota Pd approva la gestione del manager. Zingaretti in pole per guidare la Vigilanza

Rai, Fuortes verso lo sfratto. Un nuovo ad dopo le elezioni

Per adesso Carlo Fuortes resta amministratore delegato della Rai. Ieri non è stato «sfiduciato» dal Cda, ma comunque ha ricevuta una sorta di avviso di sfratto. Insomma, un «dead man walking», per rendere l'idea. In sostanza le forze politiche dell'attuale maggioranza - che vorrebbero avere al comando della Tv pubblica un manager più vicino alle loro istanze mentre Fuortes è espressione della sinistra del governo Draghi - hanno convenuto di lasciarlo al suo posto almeno fino alle elezioni amministrative. Dopo la strada è tutta in salita. E, in vista della «fuoriuscita» dell'ad (magari accettando un altro prestigioso incarico) si inserisce pure la possibilità che la presidenza della Commissione parlamentare di Vigilanza della Rai venga affidata a Nicola Zingaretti, insomma sarebbe una compensazione a sinistra, che però potrebbe passare anche dalla presidenza Copasir.

L'occasione per costringere Fuortes a rassegnare già le dimissioni sarebbe stata, nella seduta consiliare di ieri, la bocciatura del budget di previsione per il 2023, documento fondamentale per la gestione della tv di Stato. Invece - al contrario dei propositi iniziali e dopo un weekend di complicate riflessioni - i consiglieri di Forza Italia Simona Agnes e della Lega Igor De Biasio hanno deciso di non partecipare al voto. A quel punto dei restanti cinque membri del Cda, tre hanno votato a favore: l'ad medesimo, la presidente Marinella Soldi e la consigliera Francesca Bria in quota Pd. Essendosi astenuto il rappresentante dei dipendenti Rai Riccardo Laganà, l'unico che ha votato contro alla fine è stato di Alessandro Majo (M5s) che ha contestato a Fuortes il peggioramento della posizione finanziaria (arrivata a 650 milioni), il calo degli ascolti, il difficile andamento dei ricavi e i tagli a RaiPlay. Comunque, budget approvato. Tutto questo in sostanza significa che a sostenere l'attuale amministratore delegato è rimasta solo la sinistra in un momento in cui il governo del Paese è guidato dal centrodestra. I vertici delle tre forze di maggioranza con la scelta di mantenerlo sulla tolda di comando hanno probabilmente valutato che non è il momento opportuno. Sia per le imminenti elezioni amministrative (si sarebbe gridato all'occupazione della Rai in piena campagna elettorale) sia per le questioni economiche interne all'azienda. Ora, passato il Festival di Sanremo, Fuortes è atteso al varco per la presentazione del piano industriale che dovrebbe avvenire a fine febbraio. Lì potrebbe definitivamente capitolare. In caso contrario resterebbe in sella fino a fine mandato, cioè l'estate del 2024.

Voci di corridoio di viale Mazzini insistono sul fatto che il capo dell'azienda avrebbe ottenuto il via libera momentaneo dalla premier Giorgia Meloni in cambio di maggiori ruoli da assegnare agli uomini di Fratelli d'Italia (che ricordiamo non ha un rappresentante in Cda) oltre allo spazio di informazione che già sta dando al governo. In vista di questo riposizionamento verrebbe sacrificata Monica Maggioni. Al suo posto si fa il nome di Gian Marco Chiocci, direttore dell'Adnkronos. Pare, però, difficile che la premier, così attenta al potere femminile, tolga l'incarico alla prima direttrice donna del Tg1. E, comunque, toccare ora una poltrona vorrebbe dire innescare una catena di cambiamenti (mica si può dare sia il Tg1 sia il Tg2 a esponenti vicini a Fratelli d'Italia) difficile da controllare. L'ipotetico schema sarebbe: Chiocci sul notiziario dell'ammiraglia, Antonio Preziosi (vicino a Forza Italia) al Tg2. In più, si fa notare che l'ambito dove davvero il centro destra ha poco rappresentanza è nelle direzioni di genere da poco varate.

E lì c'è Antonio Di Bella che sovrintende alla struttura Approfondimento che dovrebbe andare in pensione.

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