Marciare divisi, colpire uniti. Sigfrido Ranucci "copia" Elly Schlein e lancia accuse contro governo e Garante delle privacy dal proscenio europeo. Dopo aver apparentemente preso le distanze sui potenziali "mandanti politici" denunciati dal Pd dopo l'attentato di Pomezia del 16 ottobre scorso, il conduttore di Report ha deciso di sbarcare a Strasburgo, ospite dell'europarlamentare dem Guido Ruotolo, per denunciare in Europa una presunta offensiva contro la stampa libera.
Un cambio di strategia deciso proprio nel giorno in cui arriva la sanzione da 150mila euro alla Rai comminata dall'Authority "per la violazione di alcune disposizioni del Codice della Privacy, del Gdpr e delle Regole deontologiche relative ai dati personali nell'esercizio della professione giornalistica" dopo la diffusione l'8 dicembre 2024 dell'audio tra Gennaro Sangiuliano e la moglie Federica Corsini, legato alla brutta vicenda che ha visto protagonista l'ex consulente di Sangiuliano Maria Rosaria Boccia, a processo per minacce e stalking al giornalista Rai.
Secondo Ranucci, sia il processo sia le sanzioni sono frutto di pressioni politiche, "qualcuno sta armando il Garante per punire Report e dare un segnale esemplare a altre trasmissioni. Per fortuna - aggiunge il conduttore di Report - c'è l'Unione europea che ha portato avanti l'European Media Freedom Act, che dovrebbe presto liberare la Rai e ogni altro mezzo di informazione dai legami con la politica". Non potevano mancare, nel disegno di Ranucci, i soliti clichè: i giornalisti spiati, l'attacco alla magistratura, le riforme su Csm e premierato, la volontà di spegnere la libertà di stampa, la solita regia esterna. "Facciamo attenzione, lancio un warning prima che sia troppo tardi".
L'appello all'Europa investe anche il Garante Pasquale Stanzione, che secondo il vicedirettore Rai sarebbe stato innescato contro di lui. "Chiedo che il Garante europeo verifichi come sta operando il Garante della Privacy italiano, perché sembra agire come un'emanazione del governo". Frasi che hanno indignato tutta l'Authority, decisa a un'azione legale senza precedenti contro Ranucci. Il quale si è anche detto pronto a usare la trasmissione Rai appena sanzionata per confermare le accuse al Garante, replicando direttamente nella puntata che andrà in onda domenica 26 ottobre su Rai3 alle 20.30. Il messaggio che anticipa è sibillino: "Ciò che dico lo affermo con cognizione di causa - aggiunge ancora Ranucci - e lo si vedrà nelle prossime ore". Il punto di partenza sarebbe il retroscena comparso ieri sul Fatto nel quale si ipotizzano pressioni di Fratelli d'Italia sull'organismo di garanzia per comminare la sanzione arrivata ieri. Cos'ha in mano Ranucci per sparare ad alzo zero contro un'istituzione di garanzia così importante? "Di sicuro ha elementi concreti, altrimenti non avrebbe agito così", dice al Giornale una fonte vicina al giornalista. Vedremo.
A suonare il sottofondo contro l'esecutivo ci ha pensato proprio Ruotolo, ex giornalista cresciuto nella scuderia di Michele Santoro: "Presidente Giorgia Meloni, lei potrebbe compiere due gesti concreti, il governo, tutta la politica: uno, ritirare le querele temerarie, cioè quegli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti. Eppure, proprio ieri, un'esponente del suo governo ha dichiarato candidamente che non ci pensate proprio, dimostrando che in Italia la solidarietà è spesso solo di facciata". Ovviamente in questa campagna non manca l'ennesimo affondo al Giornale e al gruppo Angelucci ("In questi giorni di solidarietà bipartisan, sul giornale del parlamentare leghista Antonio Angelucci è uscito un articolo contro di noi: l'ennesima prova della campagna diffamatoria contro chi lavora per la libertà di stampa in questo Paese", sentenzia Ranucci.
Sarà, tanto Ranucci dietro l'alibi del "giornalismo d'inchiesta" incassa assoluzioni anche se sostiene il falso.
Nell'articolo che considera "diffamatorio" (ci farà causa?) si riporta l'assoluzione che Report ha portato a casa "nonostante avesse sostenuto il falso" sul presunto conflitto d'interessi della figlia del governatore della Lombardia Attilio Fontana durante il Covid, con il giudice che lo ha definito inesistente ma ha respinto la richiesta del pm di condannarlo a 700 euro di multa perché a suo dire "manca l'elemento psicologico del reato".