Rebus Ucraina, Usa e Germania frenano. La "sorpresa" della svolta di Ankara

Impensabile il via libera ora all'ingresso di Kiev nell'Alleanza. Sì al Consiglio Nato-Ucraina, fondi e forniture militari. Il precedente del 2008

Rebus Ucraina, Usa e Germania frenano. La "sorpresa" della svolta di Ankara
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Sorpresa targata Turchia al vertice Nato di Vilnius in Lituania. Il presidente Erdogan, dopo aver annunciato che avrebbe acconsentito a dare il suo indispensabile assenso all'ingresso della Svezia nell'alleanza Atlantica solo se fossero stati riaperti i negoziati per l'adesione della Turchia all'Unione europea, ha cambiato radicalmente posizione in serata. Ankara voterà dunque sì, il che dovrebbe trascinare - secondo quanto aveva affermato giorni fa il premier di Budapest Viktor Orban- anche il secondo decisivo voto mancante, quello dell'Ungheria.

Svolta clamorosa dunque e probabilmente ascrivibile a un compromesso raggiunto sottobanco con il presidente americano Joe Biden, le cui pressioni in questi giorni in favore dello Sweden bid erano state fortissime. Si suppone che dietro l'ok turco possa esserci una promessa di Biden: quella di ottenere dal Congresso l'autorizzazione alla vendita ad Ankara di una fornitura di cacciabombardieri F-16 per un valore di 20 miliardi di dollari, fornitura che il presidente Usa aveva legato al sì di Erdogan alla Svezia nella Nato.

Erdogan avrebbe dunque inghiottito l'amaro boccone del si al Paese che ha ospitato per anni attivisti curdi che ad Ankara definiscono terroristi e che appena la scorsa settimana aveva dato l'ok a una pubblica manifestazione in cui era stata data alle fiamme una copia del Corano. Una pessima notizia per Vladimir Putin, che aveva definito l'eventualità dell'ammissione di Stoccolma nella Nato un grave pericolo per gli equilibri mondiali.

L'altro tema centrale del vertice che si apre oggi per concludersi domani è l'ammissione dell'Ucraina. Tema ancor più complesso in quanto, nonostante le molte assicurazioni verbali date a Volodymyr Zelensky dalle cancellerie occidentali, in realtà sono proprio gli americani i primi ad andarci con i piedi di piombo. Biden teme che con l'Ucraina nella Nato a pieno titolo il rischio di un conflitto con Mosca si avvicini pericolosamente: meglio rinviare l'adesione a pieno titolo e continuare ad assicurare a Kiev un cospicuo pacchetto di armi, garanzie politiche (attraverso il lancio del Cinsiglio permanente Nato-Ucraina) e sostegno economico anche in vista della futura ricostruzione del Paese devastato dai russi.

Chiaramente Zelensky sperava di più, e oggi e domani farà sentire la sua voce per ottenere «un impegno preciso anche temporalmente». Intanto ottengono risultati concreti i Paesi del nord est della nato, che sono preoccupati per il ruolo della Bielorussia, che è sempre più un protettorato russo e ospita ormai anche ordigni atomici russi sul suo territorio.

Un nuovo patto di difesa regionale che rafforza guarnigioni e armamenti dei Paesi baltici e della Polonia, oltre che forse della neo ammessa Finlandia, è stato annunciato e sarà siglato a Vilnius, che tra l'altro sorge a pochi chilometri dal confine bielorusso.

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