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Referendum, passa l'odg sull'election day: segnale alla Lamorgese

Approvato a larghissima maggioranza l'ordine del giorno sull'election day. La Lega rivendica: "Accorpare i referendum con il primo turno delle elezioni amministrative"

Referendum, passa l'odg sull'election day: segnale alla Lamorgese

Accorpare la data dei referendum sulla giustizia con quella in cui si svolgeranno le elezioni amministrative in diverse città d'Italia in primavera. È questo il contenuto dell'ordine del giorno della Lega al dl Milleproroghe, approvato a larghissima maggioranza dall'Aula della Camera: la richiesta del Carroccio è stata accolta con 372 voti favorevoli; solo in 7 si sono detti contrari. L'ordine del giorno impegna il governo a prevedere che le elezioni amministrative 2022 e i referendum sulla Giustizia si svolgano in un'unica giornata. L'esecutivo si era rimesso all'Aula.

Lega in pressing

Nell'ordine del giorno viene sottolineato che la possibile coincidenza del periodo in cui dovranno essere tenute le consultazioni elettorali e referendarie dovrebbe portare il governo a scegliere la strada di un accorpamento delle rispettive date, "in modo tale da facilitare la partecipazione popolare e, al contempo, semplificare le procedure e contenere i costi". Si valuta infatti che un election day per entrambe le consultazioni "permetterebbe di risparmiare circa 200 milioni di euro di spese organizzative".

Fonti della Lega vanno in pressing sul ministero dell'Interno, invitando ad optare per una scelta di buonsenso: "Con referendum e primo turno delle Amministrative, risparmiamo 200 milioni". Igor Iezzi, capogruppo del Carroccio in commissione Affari costituzionali, chiede al Viminale di prenderne atto e di rispettare la decisione. La spiegazione è la solita: un'unica tornata elettorale "permetterebbe di far risparmiare ai cittadini circa 200 milioni di euro di spese organizzative e favorirebbe la partecipazione popolare a libere votazioni democratiche".

La "linea Lamorgese"

C'è una questione di traino elettorale: il timore è che i quesiti referendari possano essere considerati troppo tecnici e poco coinvolgenti, con una conseguente scarsa affluenza alle urne. L'obiettivo dell'election day infatti non è soltanto quello di risparmiare dal punto di vista economico, ma anche di favorire la partecipazione per tentare di arrivare al quorum. Il tema della giustizia comunque resta molto sentito nel Paese, dato che la fiducia dei cittadini è progressivamente calata.

La strada dell'election day potrebbe però essere asimmetrica alle intenzioni del ministero dell'Interno. Come scritto da Massimo Malpica su ilGiornale in edicola ieri, il Viminale potrebbe indicare la giornata del 12 giugno come data utile per la consultazione sui referendum. A quel punto si andrebbe sì ad accorpare con le elezioni amministrative, ma solo al turno di ballottaggio. Quando è storicamente evidente che l'affluenza è decisamente inferiore rispetto al primo turno.

Ora però il ministro Luciana Lamorgese, prima di adottare una decisione ufficiale, non potrà non considerare il parere chiarissimo espresso dalla Camera senza distinzioni di partito: sì all'election day.

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