Letta boccia due referendum. Ma è guerra nel Pd

Il segretario del Pd si oppone ai quesiti sulla custodia cautelare e sulla Severino. Ma lascia la porta aperta sugli altri 3: "Sono nella discussione parlamentare e noi pensiamo che le risposte arriveranno là"

Letta boccia due referendum. Ma è guerra nel Pd

Da parte di Enrico Letta arriva una frenata nei confronti dei referendum sulla giustizia. Su 2 quesiti è stata esplicitata una dura contrarietà, mentre per gli altri 3 non è stata proprio sbarrata la strada in senso negativo. È vero che il segretario del Partito democratico ha ribadito la centralità del Parlamento e delle relative riforme che bisogna portare a compimento, ma allo stesso tempo non ha chiuso del tutto la strada nei confronti di 3 referendum che comunque interessano tematiche di una certa rilevanza.

I "no" di Letta

Nello specifico Letta si è opposto senza giri di parole ai quesiti che riguardano i limiti agli abusi della custodia cautelare e l'abolizione del decreto Severino: ha riconosciuto che "si possono fare miglioramenti. ma non stravolgendo tutto". Pertanto nei confronti dei 2 quesiti ha scandito a chiare lettere che "non riesco a non esprimere la netta contrarietà".

Quanto agli altri 3 invece ha sottolineato che si tratta di materie "che stanno dentro la discussione parlamentare e noi pensiamo che le risposte arriveranno là". Il segretario del Pd spera dunque che le risposte su questo fronte arrivino direttamente dal Parlamento, ma va detto che l'area delle riforme è contrassegnata da una evidente serie di complessità che potrebbe rendere assai difficoltoso arrivare a una vera e profonda riforma della giustizia nella direzione indicata dai referendum.

Ma nel Partito democratico non tutti sembrano seguire la linea del leader Enrico Letta. Una voce fuori dal coro è quella di Andrea Marcucci, secondo cui i dem non possono "dire no a prescindere come altri hanno fatto". Anche il senatore del Pd auspica che l'Aula faccia il suo lavoro sulla giustizia, ma se non dovesse farcela "ci rimetteremo tranquillamente al responso dei cittadini".

Gli schieramenti

A schierarsi a favore dei referendum sulla giustizia sono Forza Italia e Lega, con Italia Viva pronta ad appoggiare la battaglia. Fin da subito Giuseppe Conte ha annunciato di essere del tutto contrario ai quesiti referendari e perciò chiederà al Movimento 5 Stelle di adottare una linea contraria, ma non è escluso prima un passaggio sul web per far esprimere gli iscritti.

Il Partito democratico ha una posizione simile a quella di Fratelli d'Italia, che non darà il proprio sostegno ai limiti agli abusi della custodia cautelare e all'abolizione del decreto Severino. Tuttavia il partito di Giorgia Meloni appoggerà pubblicamente gli altri referendum, tra cui la riforma del Consiglio superiore della magistratura e la separazione delle funzioni.

Quando si vota?

Al momento non è stata fissata una data precisa per il voto. Forza Italia e Lega hanno lanciato l'idea dell'election day, ovvero accorpare il giorno delle elezioni amministrative che si terranno in primavera con quello dei referendum. Un modo non solo per risparmiare circa 200 milioni di euro, ma anche per tentare di arrivare al quorum necessario.

Speranze che potrebbero scagliarsi contro la linea del ministero dell'Interno che, come scritto da Massimo Malpica su ilGiornale in edicola oggi, potrebbe stabilire il 12 giugno come data utile per la consultazione referendaria (unendola al turno di ballottaggio delle amministrative).

L'eventuale proposta del Viminale approderebbe sul tavolo del Consiglio dei ministri, dove però l'ipotesi election day potrebbe trovare l'appoggio di una parte importante del Pd che si è detta favorevole ai quesiti sulla giustizia.

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