Il referendum in Svizzera lascia le mucche scornate

Bocciati i bonus per gli allevatori che rinunciano a mutilare le bestie. No anche al quesito sovranista

Il referendum in Svizzera lascia le mucche scornate

Milano - Il diritto alle corna delle mucche svizzere cade sotto i colpi di un referendum. Ieri nel Paese si è votato per vietare il taglio delle corna nei bovini e nei caprini, una pratica zootecnica molto controversa. Ma il movimento «Per le vacche con le corna» ha avuto la peggio. Lo stesso per l'altro quesito, ben più politico, «Per l'autodeterminazione» proposto dalla destra nazionalista.

Più della metà degli svizzeri andati alle urne, il 54,7 per cento, e 20 Cantoni su 26 hanno bocciato l'iniziativa chiamata anche «Per la dignità degli animali da reddito agricoli» a sostegno dei contadini che rinunciano a tagliare le corna alle mucche e alle capre. Gli animali che nell'immaginario collettivo sono uno dei simboli del Paese elvetico vengono spesso mutilati in giovane età per evitare che negli spazi ristretti degli allevamenti si feriscano a vicenda. Oggi in Svizzera (ma non solo) circa tre vacche su quattro vengono sottoposte a questa pratica. Il testo del referendum, promosso dal contadino Armin Capaul, in particolare prevedeva di introdurre speciali sovvenzioni per i proprietari di bestiame che avessero rinunciato alla «decornazione». La battaglia non era poi tanto insolita, ma non ha comunque convinto i cittadini a cambiare le cose. Nonostante la sconfitta Capaul si è detto è soddisfatto di essere riuscito a sottoporre per la prima volta il problema delle corna delle mucche all'attenzione del suo popolo.

Sonoro «No» alle urne anche per il secondo quesito, «Per l'autodeterminazione». In questo caso si trattava di un'iniziativa dell'Unione democratica di centro (Udc) promossa con lo slogan «Il diritto svizzero anziché giudici stranieri». I nazionalisti chiedevano di introdurre nella Costituzione un articolo che garantisse la prevalenza del diritto elvetico su quello internazionale in caso di contrasto. Se fosse stato necessario le autorità svizzere avrebbero dovuto rinegoziare il trattato internazionale contrario alle leggi interne oppure respingerlo. L'Udc intendeva evitare che in futuro il governo e il Parlamento elvetici, per scongiurare violazioni delle leggi internazionali, applicassero in modo giudicato sbagliato i risultati di alcune votazioni popolari. Come era successo, secondo i nazionalisti, con il referendum contro l'immigrazione di massa, approvato dal popolo nel 2014 e che rimetteva in discussione l'accordo di libera circolazione tra la Svizzera e l'Ue. Gli elettori però hanno votato contro con il 66 per cento delle preferenze, seguendo le raccomandazioni del governo. Il rifiuto è stato unanime in tutti i Cantoni. Gli oppositori del referendum cantano vittoria, si temeva infatti che la nuova regola generasse il caos.

In Svizzera si è votato ieri fino a mezzogiorno e i risultati sono arrivati nel pomeriggio. La bocciatura dei due principali quesiti referendari in programma era prevista dai sondaggi.

Per essere approvata una iniziativa popolare deve ottenere la maggioranza sia tra i votanti sia tra i Cantoni della Federazione. Era scontato invece il successo di un terzo quesito, che prevedeva una nuova legge per combattere gli abusi ai danni delle assicurazioni sociali attraverso una maggiore sorveglianza.

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