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Referendum, Zingaretti è sempre più solo. Il "favore" al M5S per stare al governo

Nicola Zingaretti è sempre più solo. Il popolo della sinistra non ha digerito il ‘sì’ al referendum. Da Prodi a Saviano, passando per le sardine, è un susseguirsi di "no" e di critiche

Referendum, Zingaretti è sempre più solo. Il "favore" al M5S per stare al governo

Nicola Zingaretti è sempre più solo. Il popolo della sinistra non ha digerito quel ‘sì’ al referendum deciso in una direzione nazionale del Pd che si è tenuta soltanto 12 giorni prima del voto.

Solo pochi giorni fa il ‘padre nobile’ del centrosinistra, Romano Prodi aveva annunciato il suo voto contrario al taglio dei parlamentari. Oggi, invece, è stato Roberto Saviano, intellettuale e scrittore idolo della sinistra italiana, a mandare un affondo al segretario Zingaretti, reo di essersi schierato per il Sì per la "sopravvivenza del Governo". Una bocciatura in piena regola, che arriva con tre tweet di fuoco, nei quali Saviano usa parole molto dure per la scelta di campo intrapresa dal partito. “In tutta franchezza, questo #referendum dal quale sembra dipendano le sorti del Governo, del Paese e forse del mondo intero, non è altro che la definitiva affermazione di un semplice principio: la politica si occupa dell'inessenziale, poiché ha necessità di eludere la complessità”, scrive Saviano. Un ragionamento che, dai toni pacati e articolati, prende verso la fine una piega imprevista dal momento che l’autore di Gomorra conclude scrivendo:“Un tempo imbelle viviamo, popolato da questi supervivientes profesionales il cui unico obiettivo è esserci sempre, comunque e a ogni costo. Che dire? “Ma andate a cagare, voi e le vostre bugie". Zingaretti, dunque, dopo non aver ottenuto il sostegno del fondatore dell’Ulivo, prende un calcio negli stinchi anche dal più rappresentativo degli intellettuali radical-chic.

Non proprio una bella premessa, in vista dell’imminente sconfitta dei giallorossi alle Regionali. Un test che necessita del sostegno della società civile affinché il Pd riesca a tenere almeno la Puglia e la Toscana, o almeno quest’ultima. E, in questo caso, il pensiero va alle ‘Sardine’, il jolly che i giovani dei centri sociali emiliano-romagnoli avevano tirato fuori per supportare il governatore Stefano Bonaccini alle Regionali del 26 gennaio scorso. Ebbene, stavolta, il movimento fondato da Mattia Santori dice “No”. Anzi, ironicamente dice “Non ci fidmaio”. In un lungo post su Facebook, le 6000 sardine criticano“la linea di Zingaretti, Bonaccini, Bersani, Delrio &co. che fondamentalmente chiedono di fare un atto di fiducia, di votare un SI a scatola chiusa assicurando che si aprirà una grande stagione di riforme parlamentari ed elettorali”. Ormai, anche quel che per Zingaretti sembrava l’antidoto perfetto all’avanzata delle destre, diventa un boomerang. “Peccato che poi vai a vedere i fatti e scopri che del famoso ‘accordo di governo’ sulla legge elettorale nulla è stato rispettato, che questa riforma non è altro che l’ultima spiaggia per Di Maio (che nel frattempo ha disintegrato il 20% dei consensi del Movimento)”, attaccano le sardine, deluse anche per la mancata revisione dei Decreti Sicurezza.

Zingaretti, al termine della direzione nazionale, forse fiutando l’aria di delusione dell’elettorato dei dem che si aspettava una scelta diversa, ha rassicurato: “Io non cedo all’antipolitica”. Ma, nello stesso tempo, ha precisato: “Certo ci sarebbero difficoltà ma credo che se dovessero prevalere i “no”, non cadrebbe il governo”. Sempre in quell’occasione si è fatta sentire l’assenza della minoranza orfiniana che ha delegittimato il voto:“Questo organismo è svuotato di senso dopo che il 'sì ufficiale del Pd è stato annunciato ripetutamente a mezzo stampa e TV, nonostante il patto di un anno fa sia carta straccia visto che la legge elettorale è in alto mare", ha dichiarato Francesco Verducci.

Insomma, l’assedio nei confronti di Zingaretti è appena iniziato.

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