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Le Regioni di centrodestra scrivono a Conte: "Più autonomia nella fase 2"

Lettera indirizzata anche a Mattarella, Boccia, Casellati e Fico. L'avvertimento dei governatori: "Si rischia una gravissima crisi economica irreversibile"

Le Regioni di centrodestra scrivono a Conte: "Più autonomia nella fase 2"

Dare più competenze ai governatori: questa la richiesta principale avanzata da ben 13 Regioni italiane, appartenenti politicamente allo schieramento di centrodestra. La lettera è stata inviata al premier Giuseppe Conte, al ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e, per conoscenza, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati. La missiva porta la firma di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto e della Provincia autonoma di Trento.

I governatori hanno scritto che alla luce "dell'accentramento dei poteri normativi in capo al Governo, secondo lo schema decreto-legge + DPCM attuativi che ha posto problemi di compatibilità con la Costituzione" avvenuto fino a ora, nella fase 2 dell'emergenza Coronavirus sarebbe necessario tornare progressivamente "ad un più pieno rispetto dell'assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione". L'intento è quello di giungere via via a una normalizzazione dell'emergenza "che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione".

"Rischio crisi economica irreversibile"

I presidenti delle Regioni hanno chiesto di "contemperare la doverosa tutela della salute con la salvaguardia del tessuto economico", da una parte per limitare "allo strettissimo indispensabile la compressione delle più importanti libertà fondamentali dei cittadini", dall'altra per evitare che la già gravissima crisi economica in atto "diventi irreversibile, con le catastrofiche conseguenze sociali correlate". Per fare ciò risulta indispensabile riformare l'attuale struttura del Dpcm 26 aprile 2020 poiché "non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle Regioni [...] la possibilità di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale" qualora la situazione epidemiologica dovesse risultare migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita.

I governatori hanno sottolineato l'importanza di mutare del tutto la prospettiva sulle attività produttive, industriali e commerciali "superando la logica della disciplina in base all’enumerazione delle attività consentite in base, ad esempio, ai codici Ateco". L'ideale sarebbe giungere alla possibilità di programmare le aperture considerando la "capacità effettiva di rispettare e far rispettare le misure di sanità pubblica atte a evitare il diffondersi del virus", grazie all'interlocuzione tra Pubblica amministrazione, associazioni di categoria e sindacati. Le Regioni dunque propongono "di garantire la possibilità di poter riaprire la propria attività a tutti coloro che rispettino le misure già previste dal Dpcm del 26 aprile 2020 e dai protocolli di sicurezza aziendali" in presenza di una determinata situazione epidemiologica non solo "riscontrabile oggettivamente" ma anche certificata dall'Autorità sanitaria delle singole Regioni "e sottoposta ad uno scrupoloso controllo del governo".

Scontro con Boccia

"È molto importante dare un segnale di unità. Se non siamo uniti noi non possiamo chiederlo ai cittadini. Ci vogliono unità, serietà e responsabilità". Lo ha detto il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia in videoconferenza con i presidenti delle Regioni. "Propongo un metodo: ordinanze regionali coerenti con il Dpcm - dice -. Se ci sono ordinanze non coerenti invio una diffida, una lettera con la scheda indicando le parti incoerenti e la richiesta di rimuoverle (solo in caso di allentamento delle misure). Se non avviene sono costretto a ricorrere all’impugnativa al Tar o alla Consulta".

La Calabria riapre

"Ho appena firmato un'ordinanza per la fase 2 di ripartenza. Misure nuove, al pari di altre regioni e alcune uniche sul territorio nazionale; tutte parlano il linguaggio della fiducia. Poiché in queste settimane i calabresi hanno dimostrato senso civico e rispetto delle regole, è giusto che oggi la Regione ponga in loro fiducia. Sapranno dimostrare buon senso nel gestire i nuovi spazi di apertura che la Regione ha deciso di consentire, anche oltre il dettato del Governo". E' quanto dichiara in una nota la governatrice della Regione Calabria Jole Santelli, che poi spiega: "A partire da domani 30 aprile: sono consentiti gli spostamenti all'interno del proprio Comune o verso altro Comune per lo svolgimento di sport individuali; sono consentiti gli spostamenti per raggiungere le imbarcazioni di proprietà da sottoporre a manutenzione e riparazione, per una sola volta al giorno; è confermato il disposto dell'Ordinanza n. 32/2020 in materia di attività agricole e di conduzione di piccoli allevamenti di animali svolte in forma amatoriale, di stabilimenti balneari, di attività di trasformazione dei prodotti industriali".

La stessa nota poi aggiunge: "E confermato il disposto dell'Ordinanza n. 36/2020 per come integrato da quanto previsto dall'art. 1 lettera a) del DPCM 26 aprile 2020; è consentita la ripresa delle attività di ristoranti, pizzerie, rosticcerie per la preparazione dei relativi prodotti da effettuarsi a mezzo asporto; è consentita la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all'aperto; le attività di cui ai punti 5 e 6 possono essere riattivate presso gli esercizi che rispettano le misure minime "anti-contagio" di cui all'allegato 1 parte integrante alla presente Ordinanza e ferma restando la normativa di settore". E ancora: "Sono consentiti gli spostamenti per l'assistenza a persone non autonome, ivi comprese quelle per le quali occorre prestare assistenza ai sensi della L. n. 104/92 e s.m.i., in quanto rientranti nei motivi di salute, nonché il contenuto dell'Ordinanza n. 29/2020 nei punti dal 4 al 9 e nell'allegato 1, ove non in contrasto con la presente Ordinanza; è consentita l'attività di commercio di generi alimentari presso i mercati all'aperto, inclusa la vendita ambulante anche fuori dal proprio Comune, fermo restando il rispetto delle distanze interpersonali e l'uso delle mascherine e guanti". E infine "è consentita l'attività di commercio al dettaglio, anche in forma ambulante di fiori, piante, semi e fertilizzanti".

Tajani: "L'Italia è scontenta"

"La Fase 2 è stata organizzata talmente male che tutta l'Italia è scontenta, decidendo di aprire una categoria rispetto ad un'altra si sono create disparità e ingiustizie. Non tutta l'Italia è uguale, le regioni meridionali non vivono situazioni simili di altre aree. I presidenti delle regioni del centrodestra hanno detto di dare alle regioni una flessibilità, di fare decidere a loro che conoscono meglio il territorio".

Il vice presidente di Forza Italia Antonio Tajani parla chiaro a Stasera Italia su Rete4, confermando la linea di tutto il centrodestra, fortemente critico nei confronti della decisioni prese dal governo giallorosso sulle prime aperture post-lockdown.

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