"Renzaccio", allenatore in fuorigioco che mischia sport e furore ideologico

L'ex mister del Bologna chiede di escludere Tel Aviv dalle gare. E di nuovo confonde il calcio con la politica. A pugno chiuso

"Renzaccio", allenatore in fuorigioco che mischia sport e furore ideologico
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"Renzo Ulivieri è un allenatore italiano e politico italiano, presidente dell'associazione italiana allenatori calcio e direttore della scuola allenatori della Figc": nella perfetta sintesi, Wikipedia certifica il doppio ruolo di Ulivieri che ha, al netto della più nota militanza calcistica, un passato dichiarato di esponente politico di estrema sinistra (Potere al popolo) e nel 2017 non fece mistero della sua... simpatia per Donald Trump pubblicando su Facebook uno scatto dinanzi alla Trump tower con il dito medio alzato. Suvvia, è folclore, non c'è materia per scandalizzarsi.

A casa sua, Renzo Ulivieri può serenamente candidarsi per chi vuole e votare senza dover dare conto ad alcuno. Piuttosto nel suo passato di allenatore, a far ancora discutere, è il burrascoso rapporto calcistico avuto, ai tempi del Bologna, con Roberto Baggio, fuoriclasse indiscusso e Pallone d'oro, resistito nel tempo fino al punto da fargli confessare di recente che "il maggiore talento allenato in carriera non è stato il Divin Codino ma Chiorri!". Ognuno ha il modello di fuoriclasse che si merita. Stupenda, sul punto, fu la replica secca di Roberto Baggio: "Il motivo per cui Ulivieri ce l'ha avuta con me era la gelosia. Non ne vedo altri!".

Da presidente più volte confermato del sindacato allenatori, Renzaccio - così lo chiamano dalle sue parti - alla bella età di 84 anni, ha trascinato i suoi iscritti (e non siamo affatto sicuri che fossero tutti d'accordo) in una iniziativa che di calcistico ha ben poco e sa invece molto invece di furore ideologico. Ha infatti chiesto al suo presidente Gabriele Gravina, che è vice dell'Uefa, di farsi promotore della proposta di escludere la nazionale di calcio d'Israele (tra l'altro rivale dell'Italia nel girone di qualificazione mondiale) da tutte le competizioni internazionali. È evidente: trattasi di una provocazione. O meglio ancora di una esibizione marcata del proprio orientamento politico, capace di prevalere sulle leggi scritte e non scritte dello sport mondiale. Già perché, restando solo nel recinto italiano, è naturale ricordare a lor signori che in un paio di circostanze lo sport italiano è stato capace di valorizzare la propria indipendenza rispetto alla politica o addirittura alla richiesta pressante del governo.

Due le date storiche da ricordare. Nel '76 il presidente del Consiglio Andreotti e il presidente del Coni lasciarono libera la federazione tennis di decidere se recarsi in Cile, nel Cile governato dalla dittatura militare di Pinochet, per disputare la finale di coppa Davis poi vinta da Panatta e Bertolucci. I due tennisti partirono convinti e si distinsero per un gesto simbolico: si presentarono con la maglia rossa sostituita da quella d'ordinanza, l'azzurra, nel giorno conclusivo del torneo. Più tardi, nel 1980, Olimpiadi di Mosca, lo sport italiano, su coraggiosa scelta del presidente del Coni Franco Carraro, socialista, resistette alle pressioni del capo del governo Bettino Craxi schierato al fianco degli Usa per il boicottaggio della manifestazione, e accompagnò la delegazione italiana durante l'edizione passata poi alla storia per il record mondiale sui 200 metri piani e la medaglia d'oro vinta da Pietro Mennea con una rimonta stratosferica sull'inglese Wells.

Renzo Ulivieri, con quella richiesta che ha esclusivo valore di propaganda per la sua parte politica, ha fatto una scelta di campo definitiva: tra l'autonomia dello sport e in questo caso del calcio, e il primato dell'appartenenza politica, ha scelto la seconda virtualmente chiamandosi fuori oltre che dalla presidenza del proprio sindacato dal consiglio federale della Figc di cui fa

parte. A questo punto, visto anche il disinteresse assoluto suscitato dalla trovata, sarebbe auspicabile un dignitoso passo indietro. Di sicuro i suoi iscritti e il calcio italiano non la considererebbero una grave perdita.

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