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Renzi benedice il buco Expo creato dal suo candidato Sala

Il premier a Milano fra spot, sfilate e frasi farsesche: "Finito il tempo degli annunci". Ma tace sulla perdita di 32,6 milioni

Renzi benedice il buco Expo creato dal suo candidato Sala

Sfilata con i big della moda italiana per l'apertura della Fashion week di Milano, poi al teatro Piccolo per lanciare il progetto del dopo Expo («petaloso» lo definisce Renzi rubando il neologismo al bambino premiato dalla Crusca) e, già che c'è, dare qualche consiglio al suo candidato Giuseppe Sala a cui darà una mano attivamente. Se il premier, in vena di frasi ad effetto e annunci (dopo aver detto: «In Italia è finito il tempo degli annunci»), esorta a pensare che «il nostro passato è straordinario ma il futuro è ancora più bello», sul passato dell'Expo, più che sul dopo, le incognite restano. Parliamo dei conti della società guidata per cinque anni da Sala, scelto da Renzi per correre a Milano proprio sulla scia di Expo. Sui numeri dell'Esposizione però l'ex amministratore unico è sempre stato sfuggente. Ad ogni sospetto sui buchi lasciati da Expo, Sala ha risposto che i conti sono ottimi, senza però fornire un prospetto chiaro su utili e perdite.

Le cifre dell'ultima assemblea dei soci di Expo Spa, riunitasi lo scorso 18 gennaio, sembrano contraddire l'ottimismo di Sala. La società Expo stima, infatti, di chiudere l'esercizio 2015 con una perdita di 32,6 milioni di euro, dopo aver realizzato ricavi per 736,1 milioni di euro (di cui 373 per la vendita di 21,4 milioni di biglietti, 3,5 milioni in meno rispetto alla cifra indicata proprio da Sala come indispensabile per raggiungere il pareggio di bilancio) e sostenuto costi gestionali per 721,2 milioni di euro, a cui vanno aggiunte altre voci negative che portano il saldo in rosso: ammortamenti gestionali (-47,6 milioni) e accantonamenti al fondo rischi (-12,8 milioni). Ci sono anche i crediti non ancora recuperati, pari a 19,9 milioni di euro, per i quali la società di consulenza Deloitte «ha ritenuto di accantonare un fondo rischi di circa 6 milioni». Il dato positivo è quello del patrimonio netto. «Expo 2015 Spa prevede di chiudere l'intero corso della sua attività con un patrimonio netto positivo di 14,2 milioni di euro, il risultato appare rilevante in quanto le previsioni economiche miravano al pareggio di bilancio alla data di conclusione dell'evento». Un patrimonio di 14 milioni di euro, quel che resta di uno stanziamento di 1,2 miliardi di euro per realizzare Expo.

Ma è quello il numero a cui si aggrappa Sala, infastidito dalle accuse di aver lasciato buchi: «I bilanci li so fare bene, dopo anni di lavoro e di fatica. Ho sempre detto che l'unico numero che conta è quello del patrimonio netto. Dopodichè si può discutere del risultato dei vari anni ma conta il patrimonio netto».Nel frattempo, però, il collegio dei liquidatori (Elena Vasco, Domenico Aiello, Michele Saponara, Alberto Grando e Maria Martoccia) si trova di fronte a grossi problemi di liquidità su Expo, che continua ad avere spese (lo smantellamento dell'area) ma non più ricavi. Così, il rischio paventato dai vertici della società è che la perdita sia superiore ad un terzo del capitale e quindi vada oltre la soglia minima stabilita per legge. Si legge infatti nella relazione che «in considerazione delle spese strutturali previste nei primi mesi del 2016 (quantificabili in 4 milioni mensili), è probabile una ricaduta nelle previsioni dell'articolo 2447 del codice civile durante il mese di marzo».

Il collegio sindacale perciò mette nero su bianco che serve «chiarezza in relazione alla necessità di risorse per la liquidazione», mentre è lo stesso Sala - ricostruisce ilfattoquotidiano.it - a rispondere che «le risorse sono sufficienti per le prossime 3-4 settimane», cioè per poco, e che quindi «è importante rendere chiara la situazione al nominato organo di liquidazione». In attesa del bilancio definitivo di Expo.

Prima delle elezioni, possibilmente.

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