Renzi compra i montiani Il Pd diventa un omnibus

Otto parlamentari di Scelta Civica passano a sinistra. Naccarato (Gal): «Al Senato un'area di stabilizzatori». Gli ex M5S presentano il conto: «Conceda qualcosa»

RomaIl Patto del Nazareno non è morto. Peggio: è inutile. Il certificato di irrilevanza lo firma uno dei contraenti, il premier Matteo Renzi. Che nelle sue eNews scrive: «Il Patto del Nazareno non è un papiro segreto con dentro chissà cosa», ma «un accordo alla luce del sole su tre punti centrali». Che sono: nuova legge elettorale, riforma dei rapporto tra Stato e Regioni, eliminazione del bicameralismo paritario. «Noi non abbiamo cambiato idea. Se Forza Italia, che ha sempre difeso queste idee, adesso vuole rimangiarsele, buon appetito. Ho sempre detto che voglio fare accordi con tutti e che non ci facciamo ricattare da nessuno. Perché i numeri ci sono anche senza di loro. Spero che dentro Forza Italia prevalgano il buon senso e la ragionevolezza».

Il messaggio è chiaro: partecipare alle riforme è una cortesia, non un obbligo. Chi non si presenta, peggio per lui. Un'apparente apertura che suona come un mezzo ricatto. Anche se secondo Renzi i ricattatori (disarmati) sono Berlusconi e i suoi: «Quanto all'elezione del presidente della Repubblica, il metodo non ha convinto Forza Italia che ha dunque annunciato la rottura del Patto del Nazareno. Il collegamento mentale è quanto mai curioso. E non solo perché tutti i partiti - anche Forza Italia - negli incontri di delegazione avevano espresso condivisione per il metodo scelto dal Pd». Poi il putto di Firenze detta l'agenda prossima ventura: «Segnatevi la data del 20 febbraio, è importante». Quel giorno si riunirà il consiglio dei ministri che dovrebbe dare il via libera ai decreti della delega fiscale, tra cui quello relativo al tetto del 3 per cento per il quale Renzi è stato accusato di voler favorire Berlusconi. Dati i chiari di luna, una amara ironia.

E poi c'è il Renzi con il carrello. Quello che va in giro per gli scaffali del Senato (ma non solo) in caccia di «responsabili» a buon prezzo, che possano servire da riservisti in caso vengano a mancare i voti di Forza Italia (certo), parte dell'Ncd (probabile) e dell'opposizione interna al Pd (possibile). Ieri il gruppo Pd si è annesso sei senatori su sette di Scelta Civica (il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, Pietro Ichino, Linda Lanzillotta, Alessandro Maran, Gianluca Susta e Alessandro Maran) e le due deputate Ilaria Borletti Buitoni e Irene Tinagli: partito ingrassato, maggioranza al Senato no. Quindi caccia ad altri affari. Un gruppo di aspiranti «responsabili» ci sarebbe già e ha già il suo leader, quello che abbiamo già definito lo Scilipoti di Renzi, vale a dire il senatore cosentino del gruppo Gal Paolo Naccarato, che ancora ieri suonava il violino per il premier: «In forma spontanea e senza necessità di trattare alcunché con chicchessia, si va consolidando soprattutto al Senato un'area di stabilizzatori per far fronte a marosi, beccheggi, rollio e sussulti che si possono incontrare durante la navigazione del governo che deve invece procedere con timone fermo sulla strada delle riforme in tutti i settori». Impagabile.

Molto richiesti sono i 16 senatori ex grillini, tra cui c'è Francesco Campanella che fotografa il momento: «Lo scouting c'è sempre stato, ma l'intensità del pressing varia. Ecco, diciamo che in questo momento è intensissimo». I pentastellati fuoriusciti più disponibili sembrano i sei che hanno votato per Mattarella: Alessandra Bencini, Fabrizio Bocchino, Monica Casaletto, Cristina De Pietro, Luis Alberto Orellana Bencini e lo stesso Campanella. Che detta anche il suo prezzo: «Chi vuole appoggiare questo governo deve assumersi responsabilità politiche consistenti. Il premier non può non tenerne conto. Politicamente deve concedere qualcosa». Sembrano al momento inespugnabili le componenti Movimento X (quattro senatori) e Alternativa Libera (dieci deputati). Ma il renzimercato, contrariamente al calciomercato, non ha data di chiusura.

Rispetto chi va via, ma grazie a noi l'Italia non è una Magna Grecia

L'approdo al Pd mantiene

l' impegno

con gli elettori

Dopo il congresso lascio il partito

ma non passerò con i democratici

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