Renzi e il patto per la Campania Così cerca di comprarsi il Sud

Il premier firma con il governatore De Luca: sbloccati 9,5 miliardi di fondi per la Regione Caccia ai consensi a 40 giorni dalle Comunali

Renzi e il patto per la Campania Così cerca di comprarsi il Sud

V isto da Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli, potrebbe essere quello di ieri il punto più basso di una lenta degradazione storica che ha portato la più antica Capitale italiana, già sede del Vicereame di Spagna, a popolosa cittadina tenuta in considerazione solo per tre aspetti: folklore, turismo e camorra.

Ma che Napoli possa mai tramutarsi in una Firenze del Sud, cosa che avrebbe persino aspetti positivi, sarà magari progetto accarezzato da Matteo Renzi, non dai napoletani. Che fanno sentire la voce dolente della protesta perché tenuti lontani dalla prefettura, proprio mentre a mezzodì il premier sta firmando il «Patto per la Campania». Lo fa con il suo grande alleato Vincenzo De Luca, governatore, e in gran spregio del sindaco Luigi de Magistris, già tagliato fuori dall'annosa vicenda del risanamento di Bagnoli. Così che la rabbia del sindaco toccherà la ferita più purulenta di questo improvviso innamoramento renziano per il Sud. «Abbiamo dimostrato al governo, finora girato con le spalle al Sud - scrive de Magistris in una nota -, che Napoli esiste e che si sta riscattando per esclusivo merito dei napoletani. Renzi folgorato sulle vie di Napoli: in campagna elettorale assume indubbia credibilità. Ma Napoli non si fa ingannare, non è in vendita». Renzi come Achille Lauro, dunque, una sessantina d'anni dopo. C'è quasi da offendersi, i napoletani lo sono. I metodi sono migliorati, non c'è che dire: non più la scarpa destra (la sinistra dopo il voto) o il mezzo chilo di pasta - che nel Dopoguerra facevano comodo -, ma un accordo-quadro con Regioni e città del Sud, di cui quello con la Campania è un primo passo da 9,5 miliardi. «La novità è che sarà concretamente verificabile dagli uni e dagli altri - spiega il premier nella versione piazzista senza slide - È finito il tempo in cui si buttavano via i fondi europei. Il controllo costante di istituzioni e opinione pubblica consentirà di verificare voce per voce, capitolo per capitolo. Finita l'epoca degli sprechi, finalmente si fa sul serio: se riparte la Campania, il Sud svolta e l'Italia diventa locomotiva...». Eccetera. Tutto bello, De Luca ringrazia, l'azzurro Lettieri non disdegna.

Anzi: troppo bello per essere vero, e se non fossimo a una quarantina di giorni dal voto amministrativo che, da queste parti, si preannuncia come la Via Crucis del Pd. Messa la museruola al vieillard-terrible Bassolino, Renzi punta ora le sue fiches sull'anti-bassolino di sempre, De Luca. Che ha smesso di essere l'anatra zoppa della Severino, il piantagrane scampato a rottamazione, e viene ricondotto alla sua natura di «macchina del consenso». «Sono l'assistente di De Luca», scherza il premier. E diremmo che è persino vero, visto che il premier prima porta la moglie in visita privata a Pompei, poi va a Napoli solo per la firma che raggela il Comune («Non ne sapevamo nulla», cade nel tranello de Magistris»), e per intimare ad Alfano di occuparsi di camorra.

Quindi si getta festoso e ammirato in un bagno di folla e architetture nella Salerno deluchiana, «uno che smuoverà il Pil d'Italia, ha fatto tanto... Metto il nostro onore a garanzia di questo progetto, l'onore per noi è importante», giura estasiato. Ma fossimo in lui, avremmo usato qualche prudenza in più a parlare d'onore, da queste parti.

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