Renzi firma i referendum: "Pressione sul Parlamento"

Il leader di Iv: "Unico modo per indirizzare al meglio la riforma". E ricorda il caso Tortora

Renzi firma i referendum: "Pressione sul Parlamento"

La raccolta firme per i referendum sulla giustizia veleggia verso il traguardo del mezzo milione di firme, obiettivo che potrebbe essere raggiunto già a inizio agosto. Il messaggio che i promotori vogliono fare arrivare - ovvero che la giustizia penale va cambiata da cima a fondo, per dirla con Carlo Nordio - risuona con forza e nuovi protagonisti della politica mettono da parte le appartenenze e aderiscono ai quesiti proposti dai Radicali e appoggiati dalla Lega e da Forza Italia.

L'ultimo in ordine di tempo è Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva, dopo qualche settimana di riflessione, ha deciso di apporre la propria firma sui sei referendum sulla giustizia. L'ex sindaco di Firenze si è recato in un luogo simbolo delle battaglie referendarie radicali - il banchetto di Largo Argentina, a Roma - e ha dato seguito alla promessa fatta due giorni fa a Brescia in occasione della presentazione del suo libro Controcorrente.

«Ho firmato per i referendum dai Radicali perché quando si parla di referendum sulla giustizia e di impegno dei Radicali il primo nome che viene in mente è quello di Enzo Tortora, che in nome della battaglia per la giustizia giusta ha sacrificato parte della sua vita. Questa - ha sottolineato Renzi - è l'unico vero modo per fare sul Parlamento una pressione ulteriore rispetto alla legge Cartabia che vada nella direzione della giustizia giusta. Sono grato ai Radicali, un mondo verso il quale in passato non mi sono trovato in sintonia, per lo sforzo che stanno facendo». Quarantotto ore prima l'ex premier aveva puntualizzato che avrebbe aderito «pensando a Enzo Tortora, non a Salvini. È una guerra che dura da trent'anni, quella tra magistratura e politica. C'è una contrapposizione arrivata all'estremo con Bonafede, un dj più che un ministro».

Se da Italia Viva arriva un segnale importante, sull'altro fronte continua la mobilitazione di Lega, Forza Italia come dell'Udc. Ieri a Piazza del Popolo i centristi hanno messo in campo il senatore Antonio Saccone, il commissario cittadino Roberto Riccardi, la senatrice Paola Binetti, il presidente del partito Antonio De Poli e il segretario Lorenzo Cesa, ospitando al gazebo Matteo Salvini. «Ormai - annuncia De Poli - siamo sulle 350-400.000 firme già raccolte perché qui non ci sono colori di appartenenza, ma la volontà di avere una giustizia migliore per tutti. La raccolta firme non è contro la magistratura ma pro-magistratura, per ricreare quel tessuto sociale tra i cittadini, magistrati e la politica». E Lorenzo Cesa aggiunge: «Solo i cittadini in questo momento possono cambiare le regole del gioco, soprattutto in una materia delicata come la giustizia. Noi abbiamo bisogno di riavvicinare i cittadini alla giustizia».

Salvini dà una ulteriore interpretazione di questa mobilitazione, legandola all'ostruzionismo con cui la riforma Cartabia dovrà fare i conti. «Le firme servono anche a evitare le perdite di tempo che i 5S con Conte preannunciano.

Se uno presenta 900 emendamenti per rallentare l'approvazione non vuole bene al Paese». E a chi gli fa notare che la Lega ha presentato 700 emendamenti al ddl Zan, Salvini replica: «Sono due cose molto diverse: la riforma Cartabia l'ha presentata il governo».

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