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"Renzi inaffidabile". Ma il Pd schizofrenico è pronto a governare ancora con lui

Dem al veleno contro i renziani: "Hanno sfasciato il centrosinistra, la loro inaffidabilità non si cancella". Ma sono pronti ad allearsi di nuovo

"Renzi inaffidabile". Ma il Pd schizofrenico è pronto a governare ancora con lui

Quello andato in scena in queste settimane è stato un teatrino indecente, sconcertante e parecchio sgrammatico nei confronti delle istituzioni. Prima la caccia ai responsabili, poi le dimissioni arrivate con ritardo con tanto di ultimatum e di "mai più con Renzi", poi il tentativo di ricucire in extremis e alla fine il crollo del governo giallorosso. A fare notizie non è stata tanto l'ennesima dimostrazione dei ripensamenti e dell'incoerenza grillina, ma l'arroccamento a oltranza del Pd sul nome di Giuseppe Conte. I dem hanno messo da sempre le cose in chiaro: "O sarà lui il premier o torniamo al voto". Sarà veramente così? Ieri sera il capo dello Stato Sergio Mattarella si è appellato a tutte le forze politiche affinché sostengano un governo "di alto profilo" per scongiurare le elezioni e consentire al Paese di rispondere alle sfide economiche.

Il nome di Mario Draghi non ha lasciato ovviamente indifferenti. Come vi abbiamo già spiegato in mattinata, il quadro dei numeri è ancora piuttosto ballerino: per il momento hanno confermato l'ok Italia Viva e Azione di Carlo Calenda, mentre i Cinque Stelle hanno deciso di sposare la strada del "no" anche se in realtà si attende l'assemblea che si terrà nel pomeriggio. Così come si resta in attesa della strategia del centrodestra che mira a fare sintesi e dunque ad avanzare un posizione comune. In tutto questo il Partito democratico non ha ancora espresso una vera e propria linea. Per il momento sono emerse delle semplici dichiarazioni di esponenti, in attesa della riunione on line del gruppo alla Camera fissato per le ore 14.

Arriva l'ok a Draghi?

Caterina Bini, membro della segreteria nazionale del Pd, ha annunciato che non si potrà fare altro che "rispondere sì a questo appello e al sostegno al presidente Mattarella e a Mario Draghi per il difficile percorso che li e che ci attende". Stefano Ceccanti si dice convinto del via libera all'ex governatore della Banca centrale europea, confidando nel "sì" di molti colleghi grillini: "Il Pd fa tanti errori ma sui fondamentali non sbaglia. Saremo parte della soluzione votando 'sì' e non del problema, come chi voterà 'no'". Pure Nicola Zingaretti non ha chiuso al possibile appoggio, assicurando che da oggi sarà pronto "al confronto per garantire l'affermazione del bene comune del Paese".

C'è anche chi dice "sì" con riserva. Michele Bordo, pur sottolineando la disponibilità totale a rispondere positivamente all'appello responsabile lanciato dal presidente della Repubblica, ha confessato che sarà difficile "sommare i nostri voti a quelli dei partiti della destra sovranista". Il vicepresidente dei deputati dem tra l'altro tiene a puntare la questione sui temi: "Faremo una valutazione negli organismi dirigenti del partito e con gli alleati per comprendere se le scelte politiche che avremo di fronte, soprattutto sui contenuti, ci convinceranno". Sulla stessa scia Andrea Orlando, che sostiene come un profilo così alto non corrisponda automaticamente alla risoluzione di tutti i problemi: "Per far nascere un governo come quello indicato dal presidente della Repubblica, c'è l'esigenza di far convergere le forze politiche su un programma basato sulle riforme necessarie a supportare il Recovery e c'è anche bisogno di una capacità di tenersi in sintonia con il Paese. Non basta dire 'è arrivato Draghi', 'viva Draghi'. A Draghi occorre dargli una mano".

La schizofrenia del Pd

Pertanto all'orizzonte pare esserci un governo Draghi sostenuti sia dal Pd sia da Italia Viva. Occorre però fare un passo indietro. Anzi, più di uno. Torniamo al 14 gennaio 2021, il giorno dopo il ritiro della delegazione renziana. Zingaretti non aveva perso tempo per sbattere la porta in faccia al gruppo di Iv usando parole durissime: "C’è un dato che non può essere cancellato dalle nostre analisi. Ed è a questo punto l’inaffidabilità politica di Italia Viva". Il segretario dem aveva dichiarato che si trattava di un fattore da tenere in considerazione poiché "per come avvenuto mina la stabilità in qualsiasi scenario si possa immaginare un coinvolgimento e una nuova possibile ripartenza".

A questo si aggiunge il sentimento di ira che si sta registando al Nazareno. La convinzione che serpeggia, riporta Il Messaggero, è che dietro la mossa di Renzi vi sia un obiettivo chiarissimo: "Far saltare questa alleanza che è l'unica alternativa al centrodestra, sfasciare il centrosinistra e anche il Partito democratico". Il Pd ieri ha parlato di "rottura inspiegabile" ma che forse era voluta "dall'inizio". Si continua a dire che sottrarsi all'appello del presidente Mattarella è impossibile, ma dall'interno in diversi sono preoccupati dal rischio di sfasciare il cantiere dell'alleanza con i 5 Stelle.

La resa dei conti nel Pd potrebbe essere inevitabile. I processi interni sono già iniziati, evidenziando le divergenze e le correnti di pensiero. Da una parte risulta complicato digerire una maggioranza allargata. Andrea Orlando ha messo già le mani avanti: "Non credo che le forze politiche debbano votare e stare zitte, come è successo con Monti". Staremo a vedere come finirà, ma pare che Renzi stia riuscendo nel proprio intento: "Ho sempre pensato fosse questo l’obiettivo di Renzi, ma fino all’ultimo ho lavorato perché ci fosse la controprova.

Purtroppo i fatti non mi hanno smentito".

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