Afghanistan in fiamme

La resistenza dell'Afghanistan "Le milizie sconfitte al Nord" Massoud: "È soltanto l'inizio"

Le tv: "I talebani hanno perso tre distretti al Nord". Il leader del Panshir e le voci di una sua resa: "Non è nel mio vocabolario".

La resistenza dell'Afghanistan "Le milizie sconfitte al Nord" Massoud: "È soltanto l'inizio"

Gli occhi del mondo sono sul Panshir, per la terza volta negli ultimi decenni. Una stretta e cupa valle a circa 150 chilometri a Nord-Est di Kabul, vicino ai monti dell'Hindu-Kush. Un territorio aspro, che ai talebani va sempre indigesto. La sua provincia infatti fu l'unica a non finire nelle grinfie dei «soldati coranici» alla fine degli anni Novanta, durante il primo emirato, dopo che anche i sovietici nel loro decennio di occupazione avevano trovato ossi duri qui. E oggi sono di nuovo l'enclave della resistenza al remake del Talebanistan, facendo nascere la speranza nel paese e in tutta la comunità internazionale che una partita che sembra a tutti persa dopo tutto ancora non lo sia.

Ad aumentare suggestione e speranze il fatto che la resistenza del Panshir è guidata da Ahmed Shah Massoud, figlio del leggendario «leone del Panshir», suo omonimo, che fu il venerato e rispettato capo dei combattenti musulmani della resistenza afghana dapprima contro l'Unione Sovietica e poi contro i talebani. Il Panshir è l'unica provincia ancora indipendente, dove apparentemente in vecchio governo è ancora in funzione. E anzi venerdì le forze di Massoud junior, guidate sul campo da Abdul Hameed Dadgar, si sono anche espanse, annunciando la riconquista, al termine di sanguinosi combattimenti con sostanziose perdite su entrambi i fronti, dei distretti di Pul-e-Hasar, Deh Salah e Banu nella vicina provincia di Baghlan. Ghani Andarabi, ex capo della polizia locale, ha anche profetizzato che presto cadrà nelle mani dei «partigiani» tutta la provincia. Per questo ha sgomentato la notizia diffusa ieri da Al Jazeera, che ha citato sue fonti, secondo cui Massoud avrebbe incontrato i responsabili regionali dei talebani per presentare loro un piano che includeva le sue condizioni per trattare la resa. Tutto falso, secondo Massoud, che si è affrettato a smentire: «Sono il figlio di Ahmed Shah Massoud. La resa non fa parte del mio vocabolario, questo è inizio, la resistenza è appena iniziata», ha detto il giovane leone in un colloquio telefonico con il filosofo e giornalista francese Bernard-Henry Lèvy, che ha riportato la conversazione su twitter.

Ma lo smacco in una piccola provincia non sembra scalfire l'arroganza dei talebani. Che ieri hanno sbeffeggiato gli americani facendosi fotografare e riprendere con le divise e le armi dell'arsenale abbandonato dall'esercito a stelle e strisce. La presa in giro è evidenziata da alcuni tocco poco talebani, come l'uso di occhiali da sole per scimmiottare gli yankee. I «modelli» appartengono all'unità speciale detta Badri 313. In un video postato su Twitter si vedono scorrazzare per le strade ed entrare in una abitazione, esattamente come nei film hollywoodiani. C'è anche una parodia della celebre foto dei Marines che piantano la bandiera Usa sul Monte Suribachi a Iwojima nel 1945: si vedono i talebani nella stessa posa ma il drappo è quello bianco con una scritta del Corano dei soldati di Allah. Fra il 2002 e il 2017 gli Stati Uniti hanno fornito alle forze afghane armi e equipaggiamenti per 28 miliardi di dollari, ma ora «tutto ciò che non è stato distrutto è nelle mani dei talebani», dice preoccupata una fonte americana.

La situazione a Kabul intanto è davvero al limite. La gente ha paura, le donne preferiscono restare in casa, continuano i rastrellamenti dei «nemici» dei talebani. E la chiusura delle banche per il settimo giorno consecutivo rende impossibile ai cittadini prelevare denaro e blocca l'erogazione degli stipendi.

Secondo quanto riferisce l'agenzia Khaama, questo provocherebbe anche un'impennata del prezzo dei generi di prima necessità.

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