Riarmo coi fondi Ue. Bilancio alleggerito

L'Italia aderisce a "Safe", massimo 15 miliardi con restituzioni in 45 anni. L'ok di Giorgetti

Riarmo coi fondi Ue. Bilancio alleggerito
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Nell'ultimo giorno utile l'Italia formalizza la richiesta di accesso ai prestiti europei a tassi agevolati per finanziare la spesa militare. Si tratta del fondo Safe (Security Action for Europe), il nuovo strumento varato da Bruxelles per sostenere la capacità difensiva dell'Unione. Una richiesta a cui hanno aderito molti Paesi dell'Unione: secondo la Commissione europea, sono 18 i Paesi che hanno presentato manifestazione d'interesse: tra questi Francia, Spagna, Polonia, Ungheria, Finlandia, oltre all'Italia.

La cifra che Roma intende richiedere è di circa 15 miliardi in cinque anni (ma potranno essere anche di meno) destinati ad alleggerire i futuri bilanci statali dal peso della spesa per armamenti. Il meccanismo - giudicato "molto conveniente" da Palazzo Chigi - prevede restituzioni in 45 anni con i primi 10 anni in cui non si paga nulla. Obiettivo dichiarato: finanziare i programmi di difesa già pianificati tra il 2026 e il 2030, quindi non nuove spese ma spese già programmate e presenti nei bilanci dello Stato. Un modo per alleggerire di fatto il bilancio dello Stato.

Le manifestazioni di interesse consentiranno alla Commissione di prepararsi a raccogliere fondi sui mercati dei capitali. La decisione è stata presa in un vertice notturno a Palazzo Chigi convocato al rientro dalla missione in Etiopia della premier Giorgia Meloni, al quale hanno partecipato i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, il titolare della Difesa Guido Crosetto - in videocollegamento - e il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti.

Lanciato a marzo dalla Commissione von der Leyen, il fondo Safe rientra nel più ampio programma "Readiness 2030", pensato per stimolare la base industriale e tecnologica della difesa europea e ridurre la storica dipendenza militare dagli Stati Uniti. Il piano prevede fino a 150 miliardi di euro di prestiti per i Paesi membri, da impiegare in settori chiave: difesa aerea, missili, artiglieria, droni, cybersicurezza, infrastrutture strategiche a duplice uso. Il governo italiano fa trapelare che i prestiti non incideranno formalmente sui vincoli di bilancio europei e per questo non ha ancora attivato la clausola che consente un margine di flessibilità fino all'1,5%. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, parlando con i cronisti in Transatlantico, fornisce ulteriori elementi: "Sull'utilizzo c'è confusione: i debiti Safe li valutiamo interessanti perché più convenienti del Btp. Se voi mi dite pago il 3,5% sul Btp o il 3 sul Safe, il ministro se non è scemo risponde: il 3% sul Safe e risparmio un po' di interessi. È una fonte alternativa per finanziare spese in larga parte già previste". Non manca naturalmente la polemica politica. M5S e Avs chiedono che la premier Meloni riferisca urgentemente in Aula.

"Siamo preoccupati per un indebitamento che non produce crescita", dichiara Arnaldo Lomuti (M5S), mentre Marco Grimaldi (AVS) denuncia la scelta del governo di "comunicare l'adesione al fondo Safe fuori da qualsiasi discussione parlamentare". "Serve aggiunge una discussione trasparente, in Parlamento e in sede europea, prima di assumere impegni su 150 miliardi di debito comune per il riarmo".

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