Non indossano le tute blu dei metalmeccanici della Fiom, ma i magistrati hanno una gran voglia di scendere in piazza, con la toga, contro il governo Renzi.
Sciopero generale, sciopero bianco, moratoria al governo, mobilitazione e assemblee distrettuali pubbliche in tutt'Italia: nell'assemblea straordinaria dell'Anm a Roma le proposte di agitazione hanno sfumature diverse.
Alla fine non prevale quella più radicale, ma la minaccia di incrociare le braccia paralizzando tutti gli uffici giudiziari viene lasciata come una spada di Damocle sul capo del premier Matteo Renzi.
L'Anm proclama lo stato di mobilitazione e non esclude «ulteriori forme di protesta», compreso lo sciopero, se «il provvedimento sulla responsabilità civile dovesse mettere a rischio l'autonomia e l'indipendenza della magistratura».
Soprattutto contro questa riforma che nei prossimi giorni sarà in aula al Senato, infatti, la base ribolle di rabbia e cerca di fare pressione sull'esecutivo perché si riscriva il provvedimento in versione meno dura.
«Sulla responsabilità civile - dice il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli - abbiamo visto emendamenti e proposte veramente pericolose, come quella sul sindacato dell'interpretazione delle norme. A queste proposte diciamo fermamente di no».
E poi ci sono i tagli delle ferie, introdotti dal decreto legge sulla giustizia civile appena approvato dal parlamento, ci sono i tetti agli stipendi più alti e crescono i timori di interventi su tutte le retribuzioni.
I vertici del «sindacato» delle toghe cercano ancora di evitare lo scontro duro e chiedono un confronto urgente con il governo. Negli ultimi giorni le voci della protesta più radicale avevano già percepito che avrebbe prevalso quella che qualcuno già chiama la «pax orlandiana», dal nome del ministro della Giustizia che fa ogni sforzo per non rompere il dialogo con le toghe. Circolava anche la voce che se ci fosse stato l'annuncio di uno sciopero, i rappresentanti governativi delle varie correnti, dai sottosegretari al dirigenti degli uffici ministeriali, sarebbero stati ritenuti responsabili e costretti a tornarsene a casa. Questo, per dire del clima alla vigilia dell'assemblea dei 9mila magistrati iscritti.
La linea decisa ieri ad ampia maggioranza, con 1.718 voti alla mozione di Silvana Sica, è quella critica ma ancora dialogante indicata dalle correnti Unicost e Area, che hanno il peso preponderante nella giunta dell'Anm.
Non passa quella dell'indipendente Carlo Fucci, che definendo la riforma della responsabilità civile dei magistrati «pericolosa», chiede la proclamazione di uno sciopero generale.
Non passa neppure la mozione dell'ex presidente di Magistratura indipendente Stefano Schirò e di Pasquale Grasso che, in caso di chiusura totale di governo e parlamento, invita i magistrati ad una sorta di sciopero bianco, con «forme progressive di reazione».
L'Anm insomma punta in questo momento ad ottenere, almeno, una riscrittura del testo sulla responsabilità civile, che allontani definitivamente l'ombra dell'azione diretta nei confronti delle toghe per gli errori giudiziari e dell'ampliamento del ventaglio di casi per i quali sarà possibile chiedere i risarcimenti.
Se questo non avverrà, scatterà la forma di protesta più forte. Intanto, il calendario della mobilitazione prevede l'11 dicembre assemblee nei distretti giudiziari e il 17 gennaio una Giornata della giustizia, con le porte dei tribunali aperte ai cittadini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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