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Giustizia, la Lega non cede ma va ko nel voto segreto

La Lega cala la trappola del voto segreto per piegare il governo sulla riforma del Csm

Giustizia, la Lega non cede ma va ko nel voto segreto

La Lega cala la trappola del voto segreto per piegare il governo sulla riforma del Csm. Al Senato il Carroccio non rinuncia agli emendamenti e prova fino all'ultimo istante a far passare le modifiche al testo Cartabia già bocciate dalla maggioranza in commissione Giustizia.

Il rischio incidente è altissimo. L'ultima mediazione tra via Arenula e la Lega non produce passi in avanti. Si va in Aula senza intesa sugli emendamenti.

Il governo tiene e gli emendamenti leghisti non passano l'esame di Palazzo Madama. Oggi si ritorna a Palazzo Madama per il via libera finale, senza la fiducia. Il clima è subito teso all'apertura dei lavori. La Lega mantiene il punto: «Una riforma della giustizia vera e incisiva è quanto serve al paese oggi più che mai, per questo la Lega ha lavorato con responsabilità e facendo proposte migliorative al testo avanzato da ministro Cartabia in materia di Csm e riforma dell'ordinamento giudiziario. All'Italia serve un sistema giuridico che guardi all'idea di giudice di Giovanni Falcone» avverte subito il senatore leghista Simone Pillon. Lo scontro tra Lega e governo è a tutto campo. L'esecutivo dà parere negativo su tutti emendamenti proposti dal Carroccio. E Il tema giustizia riaccende lo scontro Salvini-Letta. Il segretario del Carroccio precisa: «Se in Parlamento ci sono i numeri la riforma Cartabia verrà approvata. Noi presentiamo degli emendamenti in linea con i referendum che 10 milioni di italiani hanno votato domenica. Noi siamo coerenti. Se poi gli altri partiti vogliono una giustizia politicizzata voteranno contro gli emendamenti della Lega». Dal Nazareno Letta non ci sta: «La Lega ha perso il referendum sulla giustizia. C'è un accordo di maggioranza e la Lega ha già votato. Si applichi quella riforma, se c'è ostruzionismo al Senato il governo metta la fiducia e poi anche alla Camera. Fare ostruzionismo sulla riforma della giustizia è minare le basi della convivenza stessa di questo governo».

Il primo cavallo di Troia arriva con la richiesta di voto segreto da parte della Lega su un emendamento che riprende il quesito referendario sui limiti alla custodia cautelare. Il Pd insorge. La senatrice Valeria Valente attacca: «Abbiamo la necessità che le misure cautelari vengano adottate di più. Negli ultimi 10 giorni sono state ammazzate 10 donne perché nella maggior parte dei casi non sono state rispettate le misure cautelari. Cosa impedisce al nostro ordinamento di difendere una donna?».

Giulia Bongiorno è una furia: «Mi dispiace quando una donna sbaglia clamorosamente a leggere un testo, questo testo non attiene assolutamente alla violenza sulle donne, né allo stalking. E sa perché? Perché li abbiamo esclusi. È una vergogna che diciate cose campate in aria». L'emendamento viene bocciato dall'Aula. Fratelli d'Italia non partecipa al voto per non compromettere il rapporto con gli alleati. I renziani si astengono.

La posizione del partito di Giorgia Meloni resta critica sull'impianto del testo Cartabia: «La riforma del Consiglio superiore della magistratura è una riforma inutile se non addirittura dannosa che non affronta e non risolve nessuno dei problemi che sono al centro della discussione sulla giustizia» spiega il senatore di Fratelli d'Italia Alberto Balboni. Forza Italia e Italia viva, che pure non fanno salti di gioia sul testo finale della riforma Cartabia sul nuovo sistema di elezione del Csm, separazione delle carriere e valutazione dei magistrati, ritirano gli emendamenti. Il partito di Silvio Berlusconi porta a casa la promessa mantenuta dal premier Mario Draghi di non mettere la fiducia sul testo: «La conclusione, senza modifiche, dell'esame del testo in commissione al Senato ci lascia ragionevolmente ottimisti sulla possibilità di arrivare rapidamente all'approvazione di una buona riforma dell'ordinamento giudiziario. Questo governo di soccorso nazionale, nato su volontà e impulso di Silvio Berlusconi, deve offrire risposte concrete al Paese» assicura il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto.

Oggi l'ultimo ostacolo.

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