Botta: "Se passa la riforma la legge non sarà più uguale per tutti come sta scritto nei tribunali, perché il pm sarà funzionario del governo". Risposta: "Basta agitare spettri che non esistono, la magistratura non sarà indebolita ma rafforzata e su autonomia e indipendenza non cambierà nulla".
Il sì definitivo alla separazione delle carriere arriverà oggi in Senato, ma mentre in aula il Pd manda in scena l'ultimo ostruzionismo contro il governo Meloni, al Salone della giustizia già si confrontano e si scontrano i comitati pro e contro la legge per il referendum confermativo, previsto tra marzo e aprile.
Il match è tra la giudice della corrente Unicost Marinella Graziano, vicepresidente vicario del Comitato "A difesa della Costituzione per il NO al referendum" e Rinaldo Marinelli, segretario dell'Ucpi del Comitato "Camere penali per il SI". Insomma, toghe contro avvocati, come se fossero avversari e non dovessero ambedue tifare per una giustizia migliore.
Dopo il quarto e definitivo sì del Parlamento la riforma costituzionale dovrà essere approvata dai cittadini e il voto si carica sempre più di un peso politico, a favore o contro il governo Meloni. La segretaria del Pd Elly Schlein alza i toni e vuole fare delle toghe la longa manus della sinistra, per affossare la separazione delle carriere, tanto cara a Silvio Berlusconi e a tutto il centrodestra. Anche lei, però, sa di rischiare grosso, perché se vincesse il SI, per la sua leadership nel partito sarebbe un colpo terribile.
E poi, il presidente del Senato Ignazio La Russa avverte: "La premier è assolutamente contraria a legare il proprio consenso a qualsivoglia referendum. Il governo va avanti a prescindere". Lo stesso La Russa il giorno prima si era sbilanciato dicendo di essere favorevole alla separazione delle carriere, anche se "il gioco non valeva la candela". Ieri Nordio a cercato di non rispondere al pressing dei giornalisti, ma alla fine è sbottato: "Valeva un candelabro!".
L'arma spuntata del Pd al Senato è stato il fiume di interventi ostruzionistici, insieme a M5S e Avs, mentre il leader di Azione Calenda si è detto a favore. Per Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, la riforma "strappa la Costituzione, mina l'autonomia della magistratura e indebolisce le fondamenta della nostra democrazia". Incalza Alessandra Maiorino vicepresidente del M5S: "La vostra giustizia non è la dea bendata, ci vede benissimo, è spietata con i nemici e dolce con gli amici".
Stesse tesi, anche stessi termini, del comitato referendario per il NO, emanazione diretta dell'Anm. I magistrati affilano le armi ma sanno che per chi sbandiera autonomia e indipendenza farsi fagocitare da un partito è un paradosso, sottolineato il giorno prima al Salone dal Guardasigilli. Così provano a negare: "Questo Comitato si chiama A difesa della Costituzione per il no al referendum, non ha alcuna finalità politica, non è interessato a fare opposizione al governo". Le toghe sanno bene che alla fine una cosa certo si misurerà, anche dall'affluenza alle urne di solito molto bassa per i referendum, e sarà la stessa popolarità dei magistrati italiani, secondo gli esperti già a livelli da record inverso.
Ma il referendum, avverte al Salone il costituzionalista Alfonso Celotto, "è sempre uno strumento di grande democrazia, per capire la tenuta popolare delle riforme, anche se in questo caso è più una riforma della magistratura che della giustizia".
Governo e centrodestra non hanno "alcun timore, anzi si stanno attivando perché il referendum possa essere richiesto direttamente dalla maggioranza parlamentare",
annuncia il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto.Forza Italia vuole essere in prima linea in questa battaglia dedicata al Cavaliere e oggi prepara un flash mob a piazza Navona, alla fine del voto a Palazzo Madama.