Rinvio per Salvini e Meloni: «Pronti a ricucire»

La presidente Fdi ripropone il ticket con Bertolaso: «Ha un curriculum eccezionale»

Roma Un po' commedia degli equivoci, un po' di faciloneria giovanile. Salta così la conferenza stampa di presentazione della nuova coppia Meloni-Salvini che cerca d'accasarsi in Campidoglio alle spalle del candidato ufficiale Bertolaso. E l'annuncio arriva nella saletta adibita all'interno della Camera quando è già gremita ben oltre l'ordinario, in virtù della posta in gioco. Il tempo di sedersi, di mettersi in bella posa per tivù, fotoreporter e telefonini, ed ecco la Giorgia ormai premaman spiegare che l'evento è rinviato di un giorno perché «è doveroso farlo, non ci sembra giusto in una giornata di lutto trattare questioni polemiche o presentarci trionfanti davanti alle telecamere. Sarebbe di pessimo gusto parlare oggi di alleanze e di beghe, il pensiero va alle famiglie...». Peccato che il Pd abbia fatto lo stesso con la sua Direzione, ma non in favore di telecamera e con un semplice dispaccio d'agenzia.Ma non è questo il solo equivoco dal quale trapela un retrogusto un po' amaro. Della partita romana non sono ancora chiari né il profilo né gli intenti, considerato che da ieri mattina la stessa Meloni partiva in ampie manovre d'avvolgimento verso il Cav. «Anche Salvini vuole cercare di ricucire e Berlusconi è un uomo estremamente intelligente - spergiurava l'autocandidata -. Fosse per me lo sarebbe al 100 per cento. Ovviamente non dipende solo da noi, io di appelli in questi giorni ne ho fatti tanti, speriamo che non cadano tutti nel vuoto». La ragazza-madre Meloni, sveglia senza meno, dev'essersi resa perfettamente conto di che cosa significhi una candidatura dimezzata e una lotta fratricida. Ma non vuole neppure scoprire ancora tutte le carte, nonostante ora un ticket con Bertolaso lo farebbe «volentieri» perché «ha un curriculum eccezionale, solo che non scalda il cuore dei romani».«Noi siamo in campo non per partecipare ma per vincere, le nostre porte sono aperte ovunque, non soltanto a Roma» è anche il mantra che ripete ai giornalisti e più tardi a Porta a Porta un Salvini sempre più rinazionalizzato (il fazzoletto verde Padania ormai è solo un orpello nel taschino, buono per soffiarsi il naso all'occorrenza). Il chiarimento, predicano entrambi, sarà dopo Pasqua, anche «se non ci spostiamo di un millimetro» ed è attorno alla Meloni «che si può accogliere, includere, allargare» e far ripartire l'unità nel centrodestra puntando «su due donne, a Roma e a Bologna», e con idee chiare, «non con marmellate». Magari anche facendo scegliere il candidato migliore con le primarie: «Se si votasse domani, io sono pronto ma se c'è uno migliore di me ben venga». Berlusconi, spiega Salvini, «ha fatto e potrà fare ancora tanto, in politica estera batte Renzi 10 a zero, ma io non posso guardare al passato e non credo che un elettore di centrodestra veda in Bertolaso o Mastella il nostro futuro».

Forse neppure nella Meloni, sia detto senza alcuna cattiveria, specie dopo un'eventuale, solenne sconfitta a Roma. Ma questo fa parte dell'ultimo retropensiero, sulla capacità di Salvini di sbarazzarsi con poco dell'unica coetanea capace d'impensierirlo. Ed è meglio forse non farselo neppure venire in mente.Roos

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