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Una riserva in Europa per salvare Jj4. Il nodo dei 70 esemplari da allontanare

Proposta Lav: "Paghiamo le spese per mantenerla". Lo zoosafari di Fasano si offre di ospitarla. Le incognite sul futuro della valle

Una riserva in Europa per salvare Jj4. Il nodo dei 70 esemplari da allontanare

Le alternative all'abbattimento dell'orsa Jj4 ci sono. E potrebbero aprire a una soluzione anche per salvare gli altri esemplari pericolosi ricercati nei boschi del Trentino.

Gli animalisti della Lav hanno già presentato alle autorità la loro proposta. Un piano - che al momento resta segreto - per poter trasferire l'orsa diciassettenne in un santuario naturale in Europa e salvarla dalla condanna del presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti (nella foto).

«Ne abbiamo identificato uno per ogni orso condannato all'abbattimento - spiega Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici - Si tratta di luoghi naturali e protetti in Europa e in una paese extraeuropeo. Noi ci offriamo di pagare le spese per il trasferimento e per la prima fase di ambientamento dell'orso che poi, vista l'ampiezza e la qualità del luogo identificato, non avrà problemi a procacciare cibo in autonomia». Se mai dovesse essere autorizzato «l'esilio», verranno impiegati mezzi speciali - simil tir - e un team specializzato di veterinari, che provvederà a una sedazione dell'orsa durante il viaggio e a un monitoraggio lungo tutto il tragitto per controllare le sue reazioni. L'associazione animalista in caso darà il via a una raccolta fondi per sostenere le spese di Jj4. Un'altra ipotesi potrebbe essere quella dello zoosafari di Fasano in Puglia che si dichiara nuovamente disposto ad accogliere l'orsa condannata: nella macchia mediterranea sono ospitati già alcuni orsi polari e per Jj4 verrebbe predisposta un'area apposta, adatta a lei. Nel mare di polemiche - pro o contro orsa - resta in sospeso e ancora irrisolto il vero problema dei boschi della Val di Sole: gli orsi sono all'incirca 120, più del numero di allevatori presenti nella valle. E sono sempre più «confidenti», cioè hanno sempre meno paura di avvicinarsi ai paesi e frugare tra la spazzatura.

L'errore è stato fatto a monte quando, nel 2005, l'amministrazione ha deciso di reintrodurre gli orsi nelle montagne. Tuttavia non ha considerato alcuni aspetti cruciali: la Val di Sole non è il parco degli Abruzzi e gli orsi del Trentino non sono quelli marsicani, più mansueti. Negli anni il loro numero è aumentato, le loro dimensioni e la loro pericolosità anche. E, per di più, non sono state impostate per tempo le regole di convivenza tra gli animali e l'uomo. Un esempio? I cassonetti anti-orso sono stati introdotti nei paesi ai piedi delle montagne solo nel 2021, dopo sedici anni. E in tutto questo tempo gli orsi hanno imparato a cercare il cibo a ridosso delle strade abitate, attratti dagli odori e dalla presenza del bestiame. Difficile ora levare quell'abitudine. Una soluzione va trovata prima che si verifichino altre tragedie come quella di Andrea Papi. «Per di più abbiamo il problema dei lupi, che si muovono in branco.

La recinzione elettrica per proteggere malghe e animali non è più sufficiente».

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